La Cava di Goethe e dei vedutisti nell'800

Pubblicato in Cava Ieri Etichettato sotto Scritto da Matteo

La pittura di paesaggio a Napoli vive certamente il suo momento di maggiore fortuna artistica negli anni del regno di Carlo di Borbone.

 Napoli diventa il centro del “Grand Tour” per la nuova cultura neo-classica ed illuminata, punto di arrivo nell’” italianische reise”.

 

 

 

 

 


Goethe durante il Grand Tour in Italia

 

 

 

Sono proprio i letterati come Saint-Non, Hamilton, Goethe, Stendhal, Lamartine a concorrere infatti alla creazione del mito di Napoli allargato oltre la soglia del perimetro cittadino.Da Capua a Paestum, dai luoghi della costa sorrentina ed amalfitana ad Ischia e Capri, dalle zone dell’Irpinia al Matese, tutto si identifica con Napoli, tappa d’obbligo per i viaggiatori e per gli artisti attratti non solo dal mito del classicismo e dell’ antichità quanto dalla bellezza del paesaggio e dalla seduzione della vita.

Tale momento di vivacità, caratterizzato dalla diffusione nell’ ambiente partenopeo del gusto neo-classico cui si legano i nomi di artisti come l’Hackert, il Tischbein, l’Angelini, il Wicar ma anche di numerosi altri stranieri più prossimi al capitolo del vedutismo come Turpin de Crissé, Bertin, Querin, è anche il momento più significativo per gli svolgimenti successivi dell’arte napoletana ,in particolar modo per gli esiti di quella ‘Scuola di Posillipo’ che, nata intorno al 1820 ed attiva fino alla prima metà del secolo, sì produrrà sulla scorta di riflessi romantici ma anche di risvolti naturalistici, in un nuovo modo di intendere la veduta. E' una pittura infatti che privilegia una nuova sensibilità sul piano del linguaggio che si apre a letture dal vero, a piccole impressioni d’ aprés nature realizzate spesso su dimensioni di piccolo formato e quindi di facile collocazione con le quali per la prima volta si scelgono riprese inconsuete della città e del suo circondario da Posillipo a Capodimonte a Pozzuoli fino alla zona interna con Cava, Caserta, Avellino.Cava in modo particolare con la sua posizione e conformazione, è stata senza dubbio fonte di ispirazione, meta di viaggio, territorio prezioso dove affinare i sensi della cultura artistica improntata nella classe dei posillipisti con Pitloo, Giaginto Gigante, Smargiassi, Duclére, Achille Vianelli, i fratelli Carelli, già ad una dimensione di portata europea che si protrarrà fino alla grande svolta in termini di dettato verista, operato dai fratelli Palizzi attivi a Napoli a partire dal 1835 ed in particolare da Filippo presente peraltro proprio a Cava tra il 1848 e il 1849

.Nel Settecento il Grand Tour era l’Erasmus dell’aristocrazia: un viaggio a tappe codificate nel vecchio continente, essenziale per il curriculum dei giovani benestanti dell’Europa bene. Il viaggio in Italia di Goethe, pur richiamandosi a quel modello, se ne discosta. Il suo non è un viaggio di formazione: lascia la Germania a 37 anni. il 3 settembre 1786. Viaggerà per quasi due anni. Ormai è un poeta affermato e un uomo pacato, che ha compreso se stesso», ha detto Migliorini. Suoi compagni di cammino sono i pittori Tischbein e Kneipp e un quaderno dove lo stesso Goethe disegna a carboncino. E proprio di Cava egli così scrive « … giunti presso Cava de' Tirreni, Kniepp non seppe resistere dal buttar giù il contorno netto e caratteristico d'una montagna stupenda, che spiccava mirabilmente nel cielo di fronte a noi, oltre al paesaggio,che dai lati e dal basso chiudeva la montagna. Ne siam rimasti tutt'e due soddisfatti… »

 

 

 

 

 


 

 

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