I personaggi

Leopoldo Siani

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Leopoldo Siani, nato a  Cava de’ Tirreni il 6 giugno 1853, è ancora oggi molto conosciuto a Passiano, uno degli antichi casali della città.


La sua fama è legata allo stabilimento di tessitura meccanica e all’asilo infantile da lui donate, come ricordano due lapidi murate un anno dopo la sua morte, avvenuta a Cava il 30 luglio 1924.

Di umili natali, si formò da autodidatta una vasta cultura industriale.  Dopo aver intrapreso a 17 anni  il commercio dei tessuti, nel 1873 iniziò la lavorazione con telai a mano, che in 5 anni divennero 120. Privo di mezzi finanziari sufficienti, tento’ di costituire una società con lo scopo di migliorare il tessuto cavese già noto dal ‘600.


Nonostante l'avvento delle industrie meccaniche a Fratte di Salerno e di Scafati, Siani si impegnò nello sviluppo della tessitura non solo per non far perdere il primato di Cava nel settore, ma anche per evitare il licenziamento di decine operai. Stimato sia dai clienti che dai suoi stessi operai, destinò un edificio con giardino ad asilo infantile per bambini poveri ed orfani dei caduti di guerra. Sponsorizzò la decorazione e gli affreschi nella Chiesa di S. Maria del Rovo. Fu consigliere della Camera di Commercio di Salerno e consigliere comunale a Cava, presidente delle associazioni industriali e cotonieri di Cava e consigliere del Comitato Cittadino di Carità, istituzioni nate in tutta Italia per volontà di Napoleone.


Fu nominato Cavaliere del Lavoro il 19 novembre 1905 ed insignito della Croce di Cavaliere Ufficiale nel 1924, ricevendo nel 1924 la commenda della Corona d'Italia.

Padre Attilio (Olimpio Mellone)

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Padre Attilio Mellone, francescano ed illustre uomo di cultura è stato un insigne dantista, fondando nel 1974 la Lectura Dantis Metelliana che continua ancora oggi a richiamare nella città di Cava i piu’ grandi studiosi italiani ed esteri del sommo poeta.

Padre Attilio Mellone, il cui vero nome era Olimpio, è nato a Montesano sulla Marcellana (Sa) il 19 luglio 1917.
Diventa francescano nel 1933, ordinato sacerdote nel 1941, giunge a Cava dopo un decennio per insegnare teologia dogmatica nel Seminario. Diventa assistente spirituale della FUCI e dei laureati cattolici.
Dal 1964 al 1970 da visitatore generale delle missioni francescane in Libia diventa vicario presso l’Istituto Francescano di Grottaferrata. Nel 1971 ritorna a Cava e grazie alla sua conoscenza dell’opera dantesca, viene invitato nelle piu’ importanti sedi di Lectura Dantis per commentare i canti della Divina Commedia. Nel frattempo divente docente nel locale Liceo Ginnasio Marco Galdi, dove svolge il suo apostolato fra i giovani, insegnando religione.

E' in questo periodo che fonda la locale sezione di Comunione e Liberazione, per colmare lo smarrimento e l'assenza di punti di riferimento dei giovani che lo conoscono e lo apprezzano per la sua semplicità e la sua colta dottrina indirizzata alla conoscenza di Dio. Nel 2004 l’ Amministrazione comunale di Cava de’ Tirreni gli conferisce la cittadinanza onoraria per la meritoria opera svolta nel campo della letteratura italiana.

Muore a Cava de’ Tirreni il 14 novembre 2005. Le sue pubblicazioni sono numerose, con alcuni articoli anche pubblicati sull’enciclopedia italiana dantesca Treccani (ad es su S. Francesco). Alcune sono raccolte in Saggi e letture dantesche, pubblicato nel 2005 dalla casa editrice Gaia/Periscopio con menzione speciale al premio Valitutti 2006.

    padre attilio mellone
P.A.Mellone con P.Fedele in un dipinto nella Basilica inferiore di S.Francesco e Sant'Antonio (part.) e nel suo studio al Convento di S.Francesco

 

la tomba di P.Attilio Mellone

Pubblicazioni

  • La dottrina di Dante Alighieri sulla Prima Creazione (1950)

  • De doctrina Ioannis Duns Scoti (1966)

  • La concezione della vita religiosa nel pensiero del Concilio Vaticano II (1969)

  • Il canto XXIX del Paradiso (una lezione di angelologia) (1974)

  • Canto XVIII del Purgatorio (1984)

  • Il San Francesco di Dante e il San Francesco della storia (1986)

  • Il canto IX del Purgatorio dantesco (1983)

  • Dante e il francescanesimo (1987)

  • La visione simbolica dei cori angelici (1987)

  • Il canto XXVIII del Paradiso (1989)

  • Il desiderio dantesco di vedere il volto di San Benedetto (1997)

Farfariello

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Eduardo Migliaccio, in arte Farfariello, nato nel 1880 a Cava de’ Tirreni nella frazione di SS. Quaranta, emigrò negli Stati Uniti con la famiglia, dove fu costretto a vivere in prima persona le difficoltà dello sradicamento, delle crisi d’identità e dell’adattamento in una realtà profondamente diversa dalla propria, spesso ostile e incomprensibile, soprattutto dovuta a difficoltà di comunicazione verbale. Abile e veloce nei travestimenti, fu protagonista dei palcoscenici americani, irriverente nelle macchiette napoletane e buon cantante, diventando un mito tra gli italo-americani. Il nome Farfariello evoca, forse non a caso, scenari danteschi - e infernali - visto che con tale sostantivo Dante chiama uno dei diavoli che pone a guardia dei barattieri nel XXI canto del?inferno nella Divina Commedia, etimologicamente deriva dall’arabo farfar, che significa folletto, piccolo demonio, diavoletto.
Inventore di un linguaggio particolare, misto tra l’americano ed il napoletano, definito idioma “italglish”,  che faceva sbellicare dalle risate i tanti spettatori che assistevano ai suoi spettacoli.  Migliaccio debuttò nel 1897 al "Villa Vittorio Emanuele", café chantant di Mulberry Street. Le sue "Neapolitan Machiette" occupano un posto di primo piano nella memoria dell'Italia "coloniale", costituendo la più veridica raffigurazione di un tipo caratteristico: il "cafone" alle prese con la vita della metropoli.A fianco delle canzoni sull'immigrazioni drammatiche e a volte piagnucolose, si creava con Farfariello un filone totalmente diverso dove il cafone protagonista sorrideva degli eccessi del mondo estremamente moderno americano e delle fisime dei connazionali "sagliute", cioè saliti nella scala delle classi sociali e percio' esaltatisi.

Eduardo , stabilitosi da Cava a New York, fu impiegato bancario come il padre. Spesso diventava scrivano per i connazionali analfabeti che inviavano lettere ai familiari in Italia e quest'attività gli aveva permesso di conoscere le loro disavventure , ma anche il loro slang, fatto di storpiature della lingua inglese in un italiano simile nel suono, ma diverso nel significato. Cappotto diventava cotto, da coat, la vetrina diventava sciocchezza, show case, la porta ghetta da gate.
Nel 1922 interpretò The movie actor , fatto restaurare dal regista Martin Scorzese e presentato alla mostra di Venezia nel 2001, a testimonianza di un vecchio modo di fare cinema, parallelo a quello "ufficiale" delle nascenti majors americane. Il film  è un cortometraggio interpretato dall’ eclettico cavese che dà vita a uno sketch di varietà, satira delle difficoltà degli attori italoamericani a farsi assumere dagli impresari newyorchesi. L’attore-cantante mette in scena una serie di macchiette: una donna, un gangster di Little Italy e un operaio appena sbarcato in America. Quest’ ultimo si produce in una filippica sulla situazione degli immigrati e sull’ uso della lingua inglese, a cui preferisce quella italiana, dove "pane significa pane". L’interesse per il cortometraggio non è quindi solo di tipo esclusivamente cinefilo, ma anche sociologico, in quanto presenta uno spaccato sulla vita degli immigrati, sull’evoluzione della lingua italo-americana e sugli stili recitativi di quegli anni. Farfariello divenne famosissimo al tal punto che il re Vittorio Emanuele  nel 1940 lo nominò cavaliere. La II guerra mondiale e la sua morte , avvenuta nel 1946 travolsero il ricordo dell’attore in Italia. Farfariello attraverso questa deformazione del grottesco, con l’aiuto della musica e dell’uso dell’ italglish, riuscì a dare voce al popolo degli italo-americani che aveva perso la propria voce, perché chiuso nell’isolamento dell’incomunicabilità verbale e dall’impossibilità di condividere i propri valori, le proprie tradizioni, la propria identità. In America invece continua ad essere oggetto di libri e di ricerca legate al varietà. Ma a Farfariello va riconosciuto anche il merito di aver aperto la strada a tanti artisti di origine italiana. La sua fama suscito' l'interesse di molte case discografiche per la creatività degli italiani in America, consentendo l'affermazione di altri personaggi d rilievo.


Eduardo Migliaccio - Farfariello in alcune foto dell'epoca

Del repertorio di Migliaccio, autore geniale, che ha dato originalissimi contributi ,fra l'altro, con una musica che aggiornava la tradizione partenopea al gusto del ragtime e del jazz, riportiamo nelle pagine seguenti alcuni testi che sono stati ritrovati sul web:

 

 


 

 


'O CAFONE C' 'A SCIAMMERIA

Me piace questa terra americana,
Perché qua siamo tutte quante eguale
E il presidente m'hadda da' la mano,
A me come la da' al frato carnale.

Mo che saccio ll'America
Nun tengo cchiu' crianza,
Ammarcio col principio,
Niscíuno è meglio 'e me,
Si tu si nnato principe
O tu si scenziato.
Io tengo la sciammeria
E songo o stesso 'e n'ato.
Dezze bicos Francì. Mi laiche dis contrì.
(1)

A lu paese mio pe fa ll'ammore,
Te 'a mettere il cortiello nella sacca
O lu pate o lu frate per ll'onnore
La monta de lu naso te ll'ammacca.

Ma qua ll'ammore è olrraite (2),
Overamente è bello,
Il padre penza 'e dollare,
Il frate penza 'e ghelle
(3),
Perciò la strada è libera,
Aperta so' li porte.
La chiamme: Come daune
(4)
T'a pigli e te la puorte.
Dezze bicos Francì.
Mi laiche dis contrì.

Si tu te nzure dalli parte noste,
Passe li guai e nun ce fai cchiu' niente,
Quell'è e quell'è cumpa', care te costa,
O fosse ollraite o fosse malamente.

Ma qua dentro all'America,
Si nun te pare bbona,
Scasse lu matremmonio
E te la vai a cagnà,
Dice: misto noi laiche
(5)
Fai na carta mbollata,
E quello lesto il sinneco,
Te ne prepara n'ata.
Dezze bicos Francì.
Mi laiche dis contri.

Io sento sempre dì che un taliano,
Scoprì sta terra qua ma nun è overo
Cristofano fu il primo crestiano
Che la piglio'. Fu il primo passaggiero.

Ma si ho parlato proprio,
c'uno c' 'o ssape e dice,
Che un tale 'e coppa il bronchese
(6)
Trovò sta terra qua,
Te pare che in America
ca sanno il bisinisso
(7),
quello po' ti facevano
scoprì sta terra a isso?...
Dezze bicos Francì.
E' comme te dich'i'.

E la stagione vai a Cunailando (8)
Lu paraviso. Quante belli ccose
Il lupo il lupo. Dentro il drimilando
(9)
Li vvide cietri ccose curiose.

Li specchie te ncuieteno
Mannaggia e che resate
Li scale che t'abballano,
La rota fa accussì.
Che mbruoglie. Uommene e femmene
Chi allucca, chi te votta
S'abbracciano, se vasano
Oscuro sotto 'a grotta.
Dezze bicos Francì.

 

 


NOTE
1) Sta per "That's because (la forma corretta sarebbe "That's why"), Francis, me (correttemente "I") like this country", cioè: Ecco perché, Francis, amo questo paese.
2) "All right".
3) "Girls".
4) "Come down", scendi.
5) "Mister, I don't like her": Signore, non mi piace.
6) "Bronx".
7) "Business".
8) "Coney Island", il parco dei divertimenti di New York.
9) "Dream Land", letteralmente "Terra dei sogni": una delle attrazioni di Coney Island.

 

 

 

 


 

 

 


Pazzy 'O Pazzariello

Da che stongo in America
io perdo la ragione
nun me fa cchiu' 'mpressione
qualunque cosa cchiu'.
Ma chisto è 'o munno 'a smerza
ma chesta è 'a pazzaria,
i cca' parola mia
me spasso comm'a cche'.

Riro comme 'a nu pazzo
Ah!
Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!
si veco nu palazzo
Ah!...
Ncielo la ferrovia
Ah!...
Ma chesta è 'a pazzaria
Ah!...

Saccio che a questa terra
cagna mestiere 'a gente,
come si fosse niente
tutto se mette a ffa.
Si si' n'accida cane
ti miette a ffa 'o duttore,
si si' fravecatore
faie 'o ncigniere cca'.

E mare chi nc'ancappa
Ah!...
Ll'ommo 'e talento zappa
Ah!...
E chi adda zappa'
Ah!...
Fa 'o prufessore cca'.

Dicette un avvocato
ca tu nun saie la legge,
te mannano a la seggia
sta accorto a nun manca'.
Si dentro qualche carro
sputasse sulamente
qualunque presirente
nun te facesse ascì.

E po s'accrasta 'a gente
Ah!...
nisciuno dice niente
Ah!...
Vide cierta gentaccia
Ah!...
Ca tu 'e sputasse 'nfaccia
Ah!...

Quanno sposò Matteo
na ghella americana
(1),
invece 'e na taliana
come faceva o blof,
'O primo juorno avette
nu faite 'ncopp'o naso
(2),
Quanno fu persuaso
'e n'ato fatto po!...

cercaie 'o sciuglimento
Ah! Ah!
Denne 'o mantenimento
(3)
Ah! Ah!
Mo chella cu nu 'ngrese...
Ah...
E isso pav'e spese
Ah...

Come arrivate 'America
all'uocchie vuoste appare
mpustate miez'o mare
'a statua 'a libertà!...
Segno c'ognuno è libero!
Tu faie bona azione,
Chillo fa 'o mascalzone,
Può fa chello che vuo'!

Pecche' e' fri contri (4)
Ah! Ah!
Stenno, capisce mi?
(5)
Ah!
Tu fri contrì 'a me,
Ah!
Io fri contri 'a tte
Ah! Ah!

 


NOTE
1) Una "girl".
2) "Fight", fare a botte e, per estensione, una botta.
3) "Then" (poi).
4) "Free country", nazione libera.
5) "Do you understand me?".

 

Nunziante Pagano

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Nunziante Pagano

Nato a Cava nel 1683, si trasferisce giovanissimo a Napoli,imponendo si non soltanto nel campo del diritto ma anche in quello poetico. Si fa propugnatore della superiorità del dialetto sulla lingua ufficiale, perché sosteneva che soltanto col dialetto, col quale si è cominciato con la nascita a conoscere le prime cose della vita , si possono esprimere pienamente i sentimenti e rivestire di una forma leggera, sobria e piacevole i concetti.

Compone tra l’altro un poemetto amoroso dal titolo “Mortella D’Orzolone” che è un inno alla vita semplice.Ma quello che gli attribuisce piu’ merito è la pubblicazione di “Le Bbinte rotole dello Valanzone”, poema sulle venti leggi che regolavano la vita del “Portico della Stadera”, una scuola filosofica che cercava di armonizzare e fondere lo stoicismo con la morale cristiana.

Di notevole importanza fu la trasposizione in dialetto napoletano della “batracomiomachia” pubblicata nello stesso volume delle “Bbinte rotole”.

Firmava le proprie opere con lo pseudonimo Abbruzio Arsura.Nunzian.

Giovanni Canale

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Della vita di Giovanni Canale si sa poco o nulla: nacque a Cava in contrada Pianesi, ove ancora si trova il palazzo gentilizio dei Canale; visse pero’ a lungo fuori città, tra Napoli e l’ Abruzzo, cui si riferiscono molti suo carmi. Mori a 92 anni.
Non poche sono le poesie che fanno riferimento alla sua provenienza metelliana. Ad esempio ne Dell’antica Marcinna il ricco lido ne parla al Signor Ignazio Di Nives nell’occasione della venuta dei Duchi di Nocera dalla Calabria; ma molte altre sue poesie si riferiscono a notabili de la Città de la Cava: al poeta Tommaso Gaudiosi, con Tommaso De Rosa, vescovo di Policastro, Don Stefano Quaranta, arcivescovo di Amalfi, Don Giuseppe Canale, presidente della Regia Camera.

Tra i suoi sonetti ricordiamo quello che esalta il monastero della SS.Trinità:

Ecco la valle e la scoscesa balza
Ecco del fiumicel l’onda sonora
Che mormorando in precipizi sbalza
E le sue sponde inargentando infiora.
Dentro quel Sasso là, che curvo s’alza,
Co’ sui consorti Alferio ivi dimora.
Alma divota, il passo affretta e incalza,
E lo Speco, e i santi inchina e adora
Godi il canto dolcissimo e divino,
Che fan dei boschi i musici volanti
D’intorno all’antro e sopra il giogo alpino
Mira dall’armonia di si bei canti
Ch’ogn’angelo del ciel, fatto augellino,
Cantar dei divi l’alte glorie e i vant

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