Le torri longobarde e la caccia ai colombi

Pubblicato in Le tradizioni Etichettato sotto Scritto da Matteo

Sono 28 le torri longobarde o i loro resti sul territorio. Partendo dei confini con il Comune di Nocera Superiore se ne incontrano due: la prima sulla collina Citola, l’altra al bivio di Camerelle sul lato nord della collina. Si va poi verso Ponticello di S. Lucia, sul Toppo a S.Anna, fino a S.Maria a Toro nella frazione Annunziata.

  1. Le torri per la caccia ai colombi erano così disposte da Nord verso Sud:

    due in territorio di Nocera Superiore: una alla Citola e una dopo il bivio di Camerelle sul lato nord della collina;

    una diroccata sul Monticello di Santa Lucia (versante sud);

    una sul Toppo o Tuppo (tra Santa Lucia e Sant'Anna):

    una sul Toppo a mezza costa sul versante di Santa Lucia (versante ovest);

    una quasi in prosecuzione delle prime due;

    una alla base del Toppo con casa annessa;

    due a Santa Maria a Toro;

    una in proprietà Abenante;

    torre detta Ponteciello che serviva contemporaneamente i giochi di Borrello, Campitello e Arco;

    torre ad Arco (detta a ferire);

    torre ad Arco sulla via di Cammarese (detta Castagno)

    sempre ad Arco ruderi di una costruzione quadrangolare, che aveva funzione di postazione per frombolieri;

    ruderi della Uocchia sul versante del colle Barone:

    torre alla pineta Serra;

    torre  al di sotto di questa sul versante nord di monte Castello (detta Foglia);

    ruderi sovrastanti la chiesa dei Cappuccini sul versante del Gaudio dei Morti;

    torre a Rotolo presso la chiesa della Maddalena (detta a ferire);

    torre ancora Rotolo, al di sotto della strada per San Pietro (detta Maddalena);

    torre , sempre del gioco di Rotolo, inglobata in una villa (detta torre dell'Aria);

    una sul colle Aversa, adiacente alla collina detta Strummolo;

    ruderi sul Monticello (Croce);

    ruderi in località Cammarella, alla base del Monticello;

    ruderi della torre , detta Marrone, poco al di sotto della chiesa di Sant'Elena;

    torre, detta Freddaro, proseguendo dalla Costa (valico di Croce) verso il monte Vavano;

    ruderi nei pressi della Valle di San Liberatore;

    una torre bassa da Valle verso San Liberatore

     

La caccia ai colombi sul territorio di Cava ha origini remote. Secondo lo storico Carraturo furono i Longobardi a portare nella città la loro passione per un gioco particolare, quello della caccia ai colombi, introducendolo intorno al 900 d.C., anche se a fianco di questa ipotesi si afferma che esso fosse già praticato da tempo e che una volta in zona i longobardi lo conobbero e lo cominciarono a praticare. 
Come risulta dai documenti del Codex Diplomaticus Cavensis, infatti molti Longobardi presero ad abitare (intorno all' VIII e IX secolo) la vallata cavese e sembra che siano stati proprio loro ad aver importato a Cava la famosa Caccia dei Colombi. In ogni caso, sono stati certamente loro ad averle dato rilievo anche attraverso specifiche norme di regolamentazione. Infatti i Longobardi nelle loro leggi vietarono che le "plagarie" ( cioè le distese di territorio riservate alla caccia) e gli attrezzi necessari per essa potessero essere assoggettati a pegno o esproprio per debiti.

Il gioco veniva praticato nel mese di ottobre sulle colline circostanti la vallata metelliana. Per esso ci si serviva di numerose torri che partivano dai confini con il Comune di Nocera Superiore presso la collina Citola, via via continuando sino a Croce e S.Liberatore. Le torri presenti sul territorio sono ben trentadue: su queste venivano tese le reti, ognuna delle quali, a seconda dello scopo, prendeva un nome. Le reti erano grandissime, raggiungendo circa dieci metri di altezza e trenta di lunghezza.

Il gioco dei colombi (ludis colomborum) è stato celebrato anche da numerosi poeti e scrittori.

 


Di seguito vi propongo due poesia di Tommaso Gaudiosi e di Marco Galdi, dedicate alla caccia ai colombi:

LA CACCIA

Muove colà,dai piu gelati lidi
Innocenti d’augei schiera volante,
che, fendendo le nubi, arborea avante
cerca altra terra a rinovar sui nidi.

Ecco la scopre ai cacciatori infidi
sul primiero apparir, corno sonante:
ecco fra i colli e le frondose piante
la caccian frombe e strepitosi gridi.

Ella, seguendo le fallaci scorte
de’ tinti sassi, incautamente piomba
ne’ tesi lacci a terminar sua sorte.

Così la semplicissima colomba,
senza passar pei cardini di morte
perde il ciel, ferma il volo, entra a la tomba.

Tommaso Gaudiosi, da L’arpa poetica, Napoli, 1671.

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Il gioco

Qui vedi delle torri; ma sono esse ricordi di antichi, felici tempi;no, non richiamano alla mente del viandante strumenti di guerra. Appena ai primi raggi del sole si diradano le tenebre, muove dalle torri del colle un grido di saluto.Ridestasi allora dal sonno, la diletta Cava nutre in cuore fiducia di narrare trionfi, e trepidante come per un responso.Li aspetta. Vi è chi, fornito di buona vista, scruta lontano, e vede arrivare i colombi, e primo ne dà il segnale: in guardia, arrivano! Echeggia un suon di corno: eccolo già in alto sulla torre il cacciatore, pronto a dar prova della sua valentia: apportatore di gioia. Guarda, rapidamente avanza nell’aria uno stuolo di colombi:risuonano grida orrende, e scaglia sassi la fonda.Volano i sassi per l’aria, e dietro ad essi, senza temere inganni, si abbassano i volatili. Sono finalmente a tiro delle reti. Cadono queste, e bianche come neve sotto pigolano le bestiole, che, dibattendo le ali, tutte tremano di paura. 

 Divertente sono questi versi che riproducono gli antichi suoni di richiamo degli uccelli :

L’eco del grido

 Allalù .. allalù..

Mena a ‘o puzzo!
Rallallegro! Rallallegro!

Mena ‘a  longa!

Lolololò! Lololò! Lololò!

 


Qualche termine della caccia ai colombi:

  • Ammettetora o mettetora: capsula in cui si nascondeva chi doveva allentare le reti con movimenti  veloci.
  • Ammettetore: chi allentava le reti, grandi di solito circa 10 metri di altezza e trenta di lunghezza.
  • Adocchia: avvistatore che si trovava nella zona piu’ lontana;
  • Bersatoie o tenute: insieme di grossi alberi o zona chiuse a recinto che facendo da barriera impedivano il passaggio dei colombi e costringerli a passare per i valichi, dove erano issate le reti. Ai piedi delle aree delimitate e degli alberi si costruivano altri recinti e steccati per legare le funi della rete e frasche per il riparo dei cacciatori che si scioglievano al momento opportuno le reti. Piu’ tardi questi ripari furono costruiti in muratura che ancora si trovano a Croce e nella Valle di S.Liberatore.
  • Casella o scova: costruzione meno alta delle torri per l’avvistatore.
  • Cauceruognolo:pietra bianca  o pezzo di legno  che veniva lanciata a mano per la caccia.
  • Compagnia: uno stormo di colombi.
  • Fionna o scionna: la fionda per lanciare i sassi
  • Iara o ghiara: sasso
  • Cordellino: fune leggera fissata in piu’ punti del bordo superiore della rete per afferrare e piegare la rete.
  • Pilieri,puliori o logge : le torri
  • Plagaria: Luogo dove veniva situata la rete per la caccia ai colombi.
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