La festa dell'uva (1930 - 1940)

Pubblicato in Cava Ieri Etichettato sotto Scritto da Matteo

Uno degli obiettivi del fascismo fu quello di risanare ed incentivare l’economia nazionale: il regime intraprese numerose campagne quale la battaglia del grano e la bonifica integrale. Nasce in questo contesto “La Festa dell’Uva”, promossa dal Ministero dell’Agricoltura, su disposizione del Duce, dal 1930. La sovrapproduzione d’uva era un problema reale che attanagliava l’agricoltura: la viticoltura italiana rappresentava uno dei principali pilastri sui quali si reggeva l’economia nazionale  e per agevolare il consumo dell’uva fu istituita questa festa atta a valorizzare il prodotto e proponendo di rendere popolare e generale il consumo di uno di quei prodotti sui quali si basava l’economia agricola italiana.


La prima edizione della Festa Nazionale dell’Uva si svolse il 28 settembre 1930 ed aveva quali finalità il diffondere il consumo dell’uva, di cui sono note le benefiche qualità nutritive e dietetiche, e di dare incremento ad un importante ramo di produzione agraria nazionale.a seconda edizione,quella del 1931, vide il consumo a Cava di 100 quintali.
Così il quotidiano IL MATTINO del 2 ottobre 1935 descrive in un trafiletto la VI sagra dell’Uva :

Domenica scorsa, organizzata dal Dopolavoro Comunale “A. Mussolini”, si è svolta nella piazza Vescovado la VI Festa dell’Uva. Per l’occasione è stato eretto un magnifico palco raffigurante un arco di trionfo, sotto il quale era posto un simbolico cannone. Alla festa hanno coadiuvato elementi dei vari dopolavori, con balli in costume, canzoni e macchiette. Si sono svolte anche, in serata, delle gare caratteristiche, organizzate dal sig. Costabile Maiorino, fiduciario del Dopolavoro.

Ricordiamo che il Dopolavoro era una sorta degli attuali circoli ricreativi: si giocava a carte ed alcune volte organizzavano delle feste, con l’albero della cuccagna. La festa era organizzata  in modo tale che il trasporto e lo smercio delle uve da consumarsi come frutta dovesse essere agevolato consentendo che, durante il detto periodo di organizzazione e celebrazione della festa, potessero circolare liberamente senza vincolo di bolletta di accompagnamento o di altra formalità, tanto se le uve fossero di produzione locale quanto se provenissero da altro Comune- Esistevano inoltre appositi comitati per la Festa e la vendita poteva essere  affidata anche a commercianti ed esercenti di ogni genere, esclusi i venditori di vino, e cioè gli esercenti osterie vere e proprie,  mentre era da consentirsi la vendita nei caffè, bar e spacci di liquori.


Singolare era anche la vendita dell’uva che avveniva con appositi pacchettini. Di solito nel pomeriggio si radunavano in Piazza Duomo i carri rustici vendemmiali di alcuni Dopolavoro frazionali (“ Principe di Piemonte” di S. Lucia, “Adolfo Casaburi” di Pregiato, “Umberto Maddalena” di S. Arcangelo)  per sfilare successivamente lungo il Corso. La giornata si concludeva con l’esibizione del gruppo in costume di Polla, balli campestri, musica di pifferi. L’uva, che era prodotta nelle terre delle famiglie cavesi ( ad es. Trezza, Barone e Senatore)  veniva regalata durante la manifestazione in appositi sacchetti tricolori di mezzo chilo, soprattutto ai militari del locale presidio. Inoltre veniva premiato il carro più bello, con la comparsa femminile più bella. Inoltre venivano regalate anche delle piante che venivano sistemate nei rispettivi terreni. L’entrata in guerra dell’Italia e le difficoltà economiche conseguenti al conflitto furono le cause della sospensione della Festa Nazionale dell’Uva che già nell’ultima edizione del 1940 fu ridimensionata.

 

( per gentile concessione dott.ssa Assunta Medolla )

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