La lavorazione del tabacco ha consentito soprattutto alle tabacchine, così venivano chiamate le donne, una larga emancipazione sociale ed una sicurezza economica, con il miglioramento della qualità della vita. La lavorazione della foglia di tabacco è affidata alle donne poichè i lavori di manipolazione, che richiedevano molta destrezza, precisione e velocità, erano tipiche del mondo femminile; ma alla base ci sono soprattutto motivazioni economiche perchè la manodopera femminile era meno costosa.
La vita lavorativa di una tabacchina cominciava molto presto, anche a 13 o 14 anni. In genere la loro carriera era abbastanza stabile e molte sono le donne, che entrate da ragazzine, ne sono uscita per la pensione e vi hanno passato decenni della loro vita. Un elemento importante, che caratterizzava le operaie del tabacco, dette anche "sigaraie" a Cava , era costituito dal fatto , abbastanza inusuale fino a qualche decennio fa, che queste donne, una volta entrate in fabbrica, vi rimanevano anche dopo il matrimonio. Al momento dell'assunzione occorreva svolgere un periodo di apprendistato. Ogni reparto di lavorazione era vigilato da uno o più capo squadra e da una maestra di lavorazione. A loro era affidato il compito di controllare il lavoro delle operaie e pesare il tabacco lavorato. La disciplina era ferrea e molte erano le multe o le sospensioni. Bisognava inoltre rispettare il silenzio , ma in alcune manifatture si ascoltava la musica per tutto il tempo della lavorazione.
Alcune immagini delle tabacchine cavesi negli anni '50
La coltivazione del tabacco ha caratterizzato per decenni il paesaggio collinare della città, a terrazzamento, ed ha contributo positivamente all'economia delle famiglie contadine, che prima erano dediti alla coltivazione del grano o degli ortaggi o pomodori. La produzione del tabacco inizia in febbraio con la preparazione del semenzaio e della semina. Dopo 30 giorni circa nascono le piantine, da piantare a maggio. In settembre, quando le foglie sono mature, si procede alla raccolta: si recidono le foglie piu' vicino possibile al fusto, deponendole in ceste. Dopo la raccolta, le foglie vengono portate nell'essiccatoio, un locale, posto vicino alla casa colonica, dove vengono infilzate su spaghi e fissate su pertiche di legno a stagionare.
Nella Manifattura di Cava de' Tirreni viene realizzato oltre la metà dei sigari italiani:la sua fama è legata al "toscano Garibaldi", un sigaro con il gusto e l'aroma del toscano classico ma con piu' basso contenuto di nicotina.