Torquato Tasso a Cava

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 Torquato Tasso a Cava

Non lunge in prezioso aureo contesto
Di colore vario e di figure,
si scorge in umil Cava un vecchio onesto
fuggire il mondo e sue fallaci cure,
e le nubi toccar quel monte e questo,
e cader l’ombre nelle valli oscure,
e il sacro albergo in solitari e cupi
luoghi celarsi in fra pendenti rupi.

 

La figura di Torquato Tasso,nato l'11 marzo 1544, è ben nota ai Cavesi. Già nell’ottava quartina del III Canto della Gerusalemme conquistata, egli celebra la Badia di Cava e il pontefice Urbano II, noto per il riscatto del Santo Sepolcro.

Il poeta, da ragazzo, fu condotto spesso a Cava da padre Bernardo, segretario del Principe di Salerno e visitò il monastero benedettino . Anzi fu talmente affascinato dall’ ora et labora dei padri che vi è spesso testimonianza di essa nei suoi scritti e nelle sue poesie. Anzi è stato scritto dallo storico sorrentino Bartolomeo Papasso che il “Tasso era affezionatissimo dell’Ordine benedettino. Egli godeva chiamarsi amorevolissimo figliuolo di quella religione e nella compagnia di costoro Torquato passava i giorni in lieti ed amorevoli colloqui.  Tra le lettere del poeta è stata trovata la citazione" ..io son l’amico del padre don Angelo, che per suo amore ho fatto menzione particolare di papa Urbano II  al Monastero de la Cava, ove egli vi tornò monaco." I benedettini gli parlarono tra l'altro anche della vista all'Abbazia nel 1092 di Urbano II, il papa che organizzo' la prima Crociata. Il Tasso quindi da fanciullo ascoltava qui a Cava i racconti delle Crociate e delle gesta eroiche dei santi cavalieri diventati monaci nella suggestiva atmosfera della Badia. Furono proprio questi racconti, unitamente alle preoccupazioni per la sorte della sorella Cornelia, dopo l’incursione dei pirati sulla costa amalfitana, ed in generale il timore per il pericolo turco, che lo stimolarono a stendere la sua Gerusalemme Liberata.

La passione per l'Abbazia è anche presente in una lettera scritta a Ferrara al giovane benedettino cassinese Angelo Grillo nel 1584 nella quale ,riferendosi ai monaci benedettini cavesi ,Tasso prega l’interlocutore di ricordarlo ad alcuni benedettini di sua conoscenza e a tutti i padri della Congregazione, rievocando anche un caro ricordo della propria fanciullezza: «l’antica ed intrinseca dimestichezza» avuta con molti di loro «nel monastero de la Cava».

                           

Tratto dall’articolo di Carolina Damiani su Il Lavoro Tirreno,maggio 2007

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