Maria Elvira Giuseppa Coda fu una donna di talento e di successo nel campo del cinema muto italiano ed è paragonabile ad Alice Guy-Blaché , (realizzatrice del primo film fiction della storia del cinema, La feè aux choux, oltre ad essere stata la prima donna della storia a dirigere un film e a fondare uno studio cinematografico).
Nata a Salerno il 10 febbraio 1875, si trasferì a Napoli con il marito Nicola e il figlio Eduardo, con i quali fondò la Films Dora, una delle più importanti case di produzione dell’epoca
Inizialmente è una maestra ma lavora come modista. Il cinema irrompe nella sua vita quasi per caso, entrando in un baraccone allestito per le vie di Napoli con uno strillone che annuncia la “meraviglia“, qualcosa che Elvira non sa immaginare: “Il cigolio di una manovella e il ronzio del proiettore invadono la grande stanza. Un fascio luminoso investe la tela bianca. Qualche secondo dopo appaiono le prime immagini. Tremolanti, a tratti sbilenche e interrotte da scatti improvvisi. Grandi, vere, in cammino verso gli spettatori.“(*)
Siamo agli inizi del cinema muto, in Italia, e tutto è ancora da progettare e da ideare.
La Notari si occupò di sceneggiatura, regia e montaggio di numerosi film, ispirati alla cultura popolare napoletana, alla sceneggiata e alla canzone classica. I suoi film erano caratterizzati da una sonorizzazione dal vivo e da una colorazione manuale dei fotogrammi.
Nei suoi film, di cui scriveva anche i soggetti e le sceneggiature, spesso ispirati a canzoni napoletane o a fatti tragici realmente accaduti a Napoli in quell'epoca,ritraeva i bassi napoletani, i guappi, gli scugnizzi , un mondo dove regnava la povertà, il disagio sociale e sulle cui ingiustizie e drammi finiva sempre col trionfare l'amore.
Soprannominata in famiglia la Marescialla per il piglio decisionista e dotata di un forte spirito imprenditoriale, Elvira gestiva e dirigeva in prima persona ciclo creativo e processo produttivo del film.
I suoi lavori erano realizzati facendo appello ai sentimenti e alle emozioni in modo convincente. E' proverbiale l'episodio di uno spettatore che in un cinema napoletano sparò alcuni colpi di pistola sullo schermo, per uccidere il "cattivo" di turno.
Elvira Notari ebbe un grande successo sia in Italia che all’estero, soprattutto tra gli emigranti italiani in America della Little Italy. Il suo cinema fu un precursore del neorealismo e testimone della vita e delle tradizioni del Sud Italia.
Successivamente pero' dovette affrontare le difficoltà imposte dal regime fascista, che osteggiava il suo cinema popolare e dialettale. Il fascismo infatti fermerà tutto, perché il racconto della Napoli dei bassifondi stride con la narrazione ufficiale del regime. Infatti l’’immagine della città di Napoli che Elvira trasferisce nei suoi lavori non è gradita al regime che vuole mostrare solo il lato sano, eroico, nazionalista e patriottico dell’Italia. Riprodurre le didascalie in corretta lingua italiana, ordinano i censori in uno stile ormai militare. Cambiare il titolo. Smussare il più possibile capricci e libertà delle protagoniste. Tagliare. Ridurre. Eliminare ". (*)
Anche per questo, nell’arco di alcuni anni, il suo modo di fare cinema entrò in crisi. Il fascismo e i suoi censori causarono la fine dell’arte della regista cavese.
Elvira Notari giro' più di sessanta film e un centinaio di documentari. Dei tanti lavori della Dora Film, oggi, ci resta pochissimo: le pellicole di quel tempo non erano fatte per resistere. Sono sopravissuti alcune pellicole tra cui tre lungometraggi : ”È piccerella", “A santanotte" e "Fantasia 'e surdato", recuperati grazie alla Cineteca Nazionale e alla Cineteca di Bologna.
Si ritirò a Cava de' Tirreni, dove il marito e il figlio la raggiunsero durante la II guerra mondiale e dove poi morì a 71 anni (nella Via G. Bassi dove è stata apposta una targa a ricordo)
Buona parte del materiale fotografico e cinematografico appartenuto alla Notari è stato ceduto dagli eredi, nel 1998, al Museo internazionale del cinema e dello spettacolo (MICS) di Roma.
Se vuoi vedere un suo film, A santanotte del 1922, clicca qui
(da Elvira di Flavia Amabile ,Einaudi ed.)