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Nel programma filatelico del 2011, precisamente il 7 luglio 2011, le Poste Italiane hanno emesso un francobollo su Cava de' Tirreni. L`occasione è stata data dal Millenario della fondazione dell'Abbazia benedettina della Santissima Trinità, avvenuta nel 1011. L'emissione del francobollo é stata preceduta da alcuni annulli speciali emessi negli scorsi decenni  in varie tematiche quali cultura, sport, religione, ecc.. Per approfondimenti vai all'articolo web del cavese Fabio Bisogno

 

 

 

 

Particolarmente curiosa è la lapide collocata lungo le rampe che collegano il sagrato della Badia al Corpo di Cava, che tramanda ai posteri un fatto avvenuto circa 500 anni fa: l'istituzione della diocesi autonoma di Cava, con il territorio di Cava e Vietri sotratto alla giurisdizione della Badia. Eccone la traduzione: Questa lapide indica e determina la minima parte del territorio una volta grande assegnato dalla benevolenza del Pontefice all'antichissimo Cenobio di Cava. Viandante, non meravigliarti dell'una e dell'altra diminuzione. Perire è legge per tutti i mortali, non pena. Tu misura dall'unghia il leone. Va' sano.

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Dalla rivista illustrata Poliorama pittoresco, pubblicata a Napoli nell'anno 1857, il giornalista Ippolito Certain, viene riportata la cronaca del viaggio inaugurale del tratto ferroviario Nocera – Cava de' Tirreni, con data 31.7.1857. La ferrovia era stata richiesta al re Ferdinando II già nel 1848 per raggiungere piu' agevolmente Napoli. Lo stesso re, giunto a Nocera dalla reggia di Quisisana, inauguro' la linea ferroviaria il 1° aprile 1857. La gestione fu affidata alla società Bayard de la Vingtrie, che costruiva e gestiva le strade ferrate e i viaggi riguardavano essenzialmente merci e trasporto di animali. 


Cava de' Tirreni fu la prima Città dell' Italia meridionale che nel 1893 ebbe l'illuminazione elettrica


La prima scuola media superiore non tenuta da preti o da privati fu il ginnasio Giosue' Carducci nel 1873.

 


Nel 1863 Cava fu assalita dai briganti: solo grazie alla Guardia Nazionale di Cava ( la compagnia di Passiano, San Pietro, Pregiato, Corpo di Cava e S. Lucia ) fu possibile debellarli in ben otto mesi.


 Valerio Canonico, noto storiografo cittadino, ha precisato nelle sue “Noterelle Cavesi” che il nome della Città è “Cava de’ Tirreni” e così scrive:Si deve scrivere Cava de’ Tirreni o Cava dei Tirreni? Il quesito potrebbe essere giudicato una bizanteria, eppure l’aver adoperato il nostro Comune la seconda denominazione , fu richiamo da parte dell’Ufficio di Statistica trent’anni fa.L’onomastica, continua il Canonico, è difforme da quella ufficiale del decreto del 23 ottobre 1861.


Nell’ Abbazia Benedettina di Cava de’ Tirreni vi è una meridiana  del 1700. L’orologio solare è stato realizzato dal monaco dell’Ordine dei Minimi,Rocco Bovi, nel 1783. Si trova presso l’ingresso dell’Archivio Biblioteca del monastero ed è arricchito da vari simboli. La meridiana è stata firmata dallo stesso Bovio, come si legge nel cerchio iniziale “CENTRUM...ERECTUM AD.ROCO BOVIO A. D.MDCCLXXXIII", con due  buoi che ricordano il cognome del monaco artista.  Segue poi  il “SOLSTITIVM CANCRI DIE 21.IUNI” , con il cancro che simboleggia il solstizio d’estate. Vi sono poi i vari simboli zodiacali con le date (ad es. vergine “DIE 21.AUGUSTi , DIE 21.SEPTEMBRIS ) e le scritte AEQUINOCTIA e SOLSTITIUM BRUMALE DIE 21.DECEMBRIS con la rappresentazione del sole con un viso umano contornato da raggi).


Il Corpo di Cava era chiamato così perché costituiva il corpo amministrativo della Città.



L'insediamento a Cava dei monaci Benedettini fu favorito dalla presenza dell'acqua. Infatti i religiosi preferivano stabilirsi nelle zone vicine a ruscelli o fiumi per beneficiare dell' amenità dei luoghi ma anche per utilizzare l' energia idrica per il funzionamento i mulini. I monaci cavesi impiantarono un mulino lungo il corso del ruscello Selano.


Piazza Duomo anticamente era chiamata Piazza del Commercio perché si svolgeva il mercato cittadino.


Fino al 1800 i comuni di Cava, Vietri e Cetara appartenevano ad un'unica municipalità : la Città de la Cava.

Infatti nel 1086 il Duca Ruggiero concesse all'Abate della SS.Trinità il porto di Vietri con il diritto di esigere "fiscali dagli uomini o navigli" . Successivamente nel 1117 fu concessa la spiaggia del Fuenti (Fonti) e nel 1120 il porto di Cetara.
Nel 1806 Giuseppe Bonaparte sancisce la separazione giuridica da Vietri e Cetara per ragioni politiche,dopo il 1799, con l'atteggiamento filoborbonico della maggioranza dei cavesi. Nel 1834 si separarono anche Vietri e Cetara.

 La colonna di marmo di ordine corinzio che si trova al centro di Piazza S. Francesco proviene da un tempio pagano: la croce sormontata è invece di fine '600.


 Il 23 novembre 1535 l’imperatore Carlo V, famoso poiché sul suo impero non tramontava mai il sole, fu ospitato a Palazzo Ferrari al Borgo Scacciaventi e in suo onore furono creati due archi trionfali di mortelle all’ entrata ed all’uscita della Città. 

 


Leopoldo Marcello nella sua opera ha menzionato di un tiglio di Cava sotto la cui chioma il poeta Torquato Tasso avrebbe scritto mentre studiava alla Badia. L’albero si trovava nella frazione di S.Cesareo, alto 30 metri, con una circonferenza di 4 metri e mezzo con una chioma di 16 metri e mezzo, fu distrutto da una bomba nella seconda guerra mondiale.     

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Nell'agosto del 1890 fu ripetuta straordinariamente e fuori tempo (cosa unica nella tradizione) la Festa di Castello, appositamente per compiacere Francesco Crispi, presidente del Consiglio dei Ministri e uno dei massimi collaboratori di Garibaldi nella spedizione dei Mille.


Il gioco dei colombi è una caratteristica rara e se ne trova usanza soltanto nell' Acodor, in Guascogna, nei Pirenei: in Spagna e Cava il sistema di caccia era pressoché identico perchè si basava sulle abitudini dei colombi di scegliere le strade più breve attraverso i valichi, quando emigravano verso il Sud nei mesi di ottobre e novembre per svernare in terre più calde.
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Vietri sul Mare è stato il principale porto commerciale dell’abbazia della Santissima Trinità di Cava dei Tirreni, meta di navi da tutto il Mediterraneo.
 
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Il monumento Morte del soldato in Piazza Abbro fu realizzato da Francesco Jerace, costituito da una gradinata a quattro scalini su cui poggia una base rettangolare con il lato anteriore decorato da un piccolo rilievo in bronzo, apposto nel 1968 e firmato da F. Bruno, raffigurante un soldato morto compianto da un uomo e da due donne, di cui una seduta. Il rilievo è sovrastato da una imponente testa leonina in marmo con le fauci aperte. Dalla base si innalza un obelisco tronco, fiancheggiato da due bracieri, che presenta sui lati decorazioni a rilievo in marmo raffiguranti quattro corone formate da rami di palma, con al centro scudi, alternate a quattro gladi. Al di sopra dell'obelisco un blocco decorato sui quattro lati da scudi con lo stemma dei Savoia. In cima la statua in bronzo della Vittoria alata, coperta da un peplo, con in vita una cintura decorata da una piccola stella. Le braccia sono protese al cielo, la mano destra impugna un gladio e la sinistra stringe un ramo di palma. Il movimento della veste sembra indicare che la figura stia avanzando. Il monumento fu inaugurato alla presenza del re Vittorio Emanuele III nel 1929. In poco più di un decennio Jerace realizzò anche i monumenti ai caduti di Stefanaconi (1924), di Sorrento (1926), di Torre Annunziata (1926-1929), di Reggio Calabria (1930), di Polistena (1935), di Scafati (1935) e di Aversa (1936).

 
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