Immaginate un'Italia sfigurata, il ventre squarciato dalla guerra. Macerie ovunque, vite interrotte, sogni infranti. E poi loro: bambini, piccoli superstiti di un orrore che non conoscono ma che li ha marchiati. Occhi grandi, pieni di paura e di un'innocente speranza. Negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, furono proprio quei piccoli a salire sui "Treni della Felicità", un’iniziativa straordinaria che strappò migliaia di bambini del Sud Italia alla miseria, portandoli verso famiglie del Centro e del Nord pronte ad accoglierli e a offrire loro un barlume di futuro.
Cristina Comencini, nel suo film Il treno dei bambini, ha riacceso i riflettori su questa pagina dimenticata della nostra storia. Vagoni di bambini lacrime e sorrisi di chi partiva, carichi di una valigia più pesante di quanto potessero sostenere: quella delle loro ferite invisibili. Un capitolo che non riguarda solo Napoli, ma tocca anche il cuore di Cava de’ Tirreni, città da sempre pronta a rispondere alla chiamata della solidarietà. Probabilmente anche alcune famiglie cavesi hanno aperto le loro case a quei bambini, offrendo loro rifugio, calore e l’illusione di una normalità negata dalla guerra.
Ma la storia si ripete, inesorabile e crudele. Negli anni ’80 fu il disastro nucleare di Chernobyl a seminare dolore e paura. Migliaia di bambini, contaminati dalle radiazioni, furono costretti a lasciare le loro terre. Anche in quell’occasione, Cava de’ Tirreni rispose, accogliendo questi piccoli ospiti. Famiglie cavesi spalancarono le porte delle loro case, accogliendo quei figli di un dramma lontano ma profondamente umano.
E ancora oggi, la nostra città non si è tirata indietro. Con la recente guerra in Ucraina, famiglie in fuga dal terrore e dalla distruzione hanno trovato rifugio qui, a Cava. Bambini che hanno frequentato le nostre scuole, guidati da educatori e mediatori culturali che hanno teso la mano per costruire ponti tra lingue, culture e traumi.
Ma il mondo continua a tremare. La Siria, il LIbano, la Palestina: conflitti che bruciano il presente e calpestano il futuro. Le immagini di bambini feriti, affamati, costretti a vivere sotto le bombe, sono un pugno nello stomaco. Quelle stesse immagini ci interrogano, ci scuotono, ci chiedono cosa stiamo facendo per fermare l’orrore.
Cava de’ Tirreni, con la sua lunga tradizione di accoglienza e solidarietà, è una testimonianza di come l'umanità possa farsi carico della sofferenza altrui. Ma questo non basta. Ogni bambino ha diritto a un’infanzia degna di questo nome, a giocare senza paura, a studiare, a sognare un futuro migliore. Proteggerli è un dovere morale che non conosce confini geografici né limiti culturali.
La storia ci insegna che la solidarietà può cambiare il mondo. Tocca a noi non dimenticarlo.