Il vero significato della festa è proprio questo: ringraziare. Infatti dopo che il morbo aveva infierito sulla popolazione cavese ( si erano contati circa seimilatrecento morti, come si legge nelle cronache dell’epoca) , i monaci dell’ Annunziata avevano intrapreso la consuetudine di recarsi in processione fino al castello e di là impartire la benedizione a tutta la valle.
Ancora oggi,all’imbrunire, la processione parte dalla chiesa dell’Annunziata e sale fino all’antica fortificazione, dove si trova la cappella di Sant’Adiutore, rinnovando così una tradizione. Dalla vallata si puo’ osservare “un serpente luminoso”.
La tradizione viene ricordata piu’ volte dagli storici quali il Carraturo, il Casaburi e dalla scrittrice Brun:
Andrea Carraturo (1739 -1807) : “… il castello di S.Adiutore fin dalla metà del secolo XVII ha con felice vicenda cambiato oggetto, non piu’ servendo ad uso di guerra, ha da allora in poi servito ad uso di festa. Essendosi introdotto il pio costume, che ancor oggi si osserva, di portarsi ogni anno il Venerabile (il Santissimo) nella sera dell’Ottava del Corpus Domini, con solenne e divota processione, dalla vicina chiesa parrocchiale dell’Annunziata, fin sulla cappella di detto castello, per quindi felicitar di lassù con la benedizione tutta la sottoposta città e suo territorio, che gli fa ampio e vasto teatro all’intorno” . Parla poi di torri e bastioni vagamente illuminati e piene di centinaia di persone delle varie frazioni con grossi archibugi chiamati pistoni che con spari e fuochi di gioia rendono questa festa” veramente unica nel suo genere”.
Orazio Casaburi (1829) : Una graziosa festa si fa su questa cappella. All’Ottava del Corpus Domini, onorandosi così la prima chiesa edificata in queste contrade dal Santo Protettore. Nell’estate all’imbrunire della sera ascende sul monte numerosa processione, munita di lumi intrecciati di varie forme, come croci, gigli… E’ bello il vedere che,fatta sera, un serpe luminoso cinge la vetta del monte da qualunque punto delle circostanti adiacenze.Giunta la sacra Ostia lì sopra, si dà inizio a de’ fuochi artificiali…”.
Friederike Brun (1796): “Non avevo mai visto una cosa simile in cui natura ed arte si danno amichevolmente la mano per rendere tutto una magica apparizione….il solenne monte Ajutore divampo’ di mille fuochi di gioia”
Ancora oggi è tradizione riunirsi sui terrazzi e balconi per guardare il castello , attendere il momento della benedizione della città e soprattutto ammirare i magnifici fuochi pirotecnici.