Nel cuore della valle metelliana, il can. Giuseppe Trezza ha ricostruito un affascinante spaccato della storia romana di Cava de’ Tirreni, mettendo in luce reperti e testimonianze che raccontano l’antica vita di questo territorio.
I primi segni di romanità emergono da scavi significativi come le tombe romane, rinvenute a una profondità di circa 6 metri nel giardino dell’Hotel de Londres (ex-ONPI) e altri reperti scoperti durante la costruzione dell’Hotel Victoria e del palazzo Coppola
Trezza evidenzia come la vita cavese precedente alla cristianità fosse essenzialmente rurale e pastorale, sviluppandosi lungo le pendici dei colli, principalmente intorno alla Via Aquilia.
Luoghi chiave per comprendere la storia romana di Cava sono, secondo il canonico Trezza:
- i reperti archeologici attualmente posti nella Villa comunale ( ora conservati dal Comune);
- le lucerne sistemate nell’atrio, provenienti da tombe scavate a Pisciricoli
- il museo della Badiache conserva abbondante materiale d’epoca imperiale
Il religioso individua segni della presenza romana in diversi element, come nei nomi dei villaggi, che richiamano l’antica struttura delle “praedia” (ville con case coloniche)
Esempi di villaggi romani erano Mitiliano o Metelliano (oggi S. Cesareo) e Pasciano (oggi Passiano)
Altri interessanti ritrovamento sono avvenuti a Fano Località presso Casa Davide, dove probabilmente sorgeva un sacello pagano, alla Bagnara, presso Santa Lucia, menzionata nei documenti della Badia come “Balnearia”e le colonne romane, una in Piazza San Francesco, proveniente dai ruderi di un tempio pagano a Vietri e l’’altra incastrata nell’angolo nord-est del palazzo di fronte all’Ospedale Militare
Gli agricoltori, zappando le colline, hanno rinvenuto e donato pavimenti a mosaico di pregevole esecuzione e oggetti marmorei di arte pagana.
La valle, aperta tra colline e attraversata dalla Via Aquilia che collegava Paestum, Salerno, Nocera e Pompei, ha affascinato i conquistatori romani fin dai tempi della Guerra Tarantina.
Articolo basato sugli studi di Giuseppe Trezza