Il piccolo borgo irpino di Gesualdo custodisce un legame storico sorprendentemente profondo con Cava de’ Tirreni. Questo collegamento, che attraversa i secoli, ha lasciato impronte indelebili nel tessuto architettonico e culturale del paese, visibili ancora oggi a chi sa dove cercare.
Le origini del legame tra Gesualdo e Cava
Il legame tra questi due centri risale alla seconda metà del XVI secolo, durante la Signoria del principe Carlo Gesualdo, illustre compositore considerato da molti il padre della musica moderna. In questo periodo, diverse famiglie cavesi giunsero a Gesualdo per occupare posizioni di rilievo nell’amministrazione del feudo.
Secondo le ricerche della Pro Loco locale, la presenza dei cavesi a Gesualdo potrebbe addirittura precedere l’avvento di Carlo. A testimoniarlo sarebbe una lettera di corrispondenza tra Fabrizio Gesualdo (padre di Carlo) e Michele Giustiniani, conservata nel Settecento presso il Dottor Biagio Pisapia e citata nel testo “Lettere memorabili dell’abbate Michele Giustiniani…” (Roma 1765).
Una versione alternativa sostiene invece che alcune di queste famiglie, come i Pisapia, arrivarono al seguito di Don Niccolò Ludovisi (1610-1664), principe di Piombino e marito dell’unica erede dei Gesualdo.
Le famiglie cavesi a Gesualdo
Tra le famiglie provenienti da Cava che si stabilirono nei palazzi signorili intorno al castello, le più rilevanti furono:
I Pisapia
Il capostipite Andrea ricoprì l’importante carica di agente generale del Regno. I suoi discendenti si distinsero come religiosi, proprietari terrieri, notai e politici, mantenendo per generazioni posizioni di prestigio nella vita del borgo.
Gli Adinolfi
Anche questa famiglia contò numerose personalità di spicco, tra cui spicca Fabrizio Adinolfi, abate e segretario di Carlo Gesualdo. Alcuni storici lo indicano come protagonista dell’assassinio di Maria D’Avalos, moglie infedele del principe, uccisa a Napoli insieme all’amante Fabrizio Carafa – un atto che all’epoca veniva considerato un “obbligo morale” del tradito.
I Catone
Giunsero a Gesualdo nella seconda metà del Seicento, sempre per volere di Carlo Gesualdo. Da questa famiglia nacque nel 1769 Giacomo Vincenzo Catone, abate e autore del libro “Memorie Gesualdine” (pubblicato nel 1840).
Itinerario alla scoperta delle tracce metelliane
Oggi, visitando Gesualdo, è possibile ammirare numerose testimonianze di questo legame storico con Cava de’ Tirreni:
Palazzo Pisapia
Edificato nel XVII secolo da maestranze cavesi e successivamente ristrutturato, oggi è di proprietà del Comune e ospita numerosi convegni ed eventi culturali.
Chiesa del SS. Rosario
Nel cuore del centro storico, questa chiesa conserva due tombe seicentesche di cavesi-gesualdini, posizionate a sinistra dell’altare centrale:
- La tomba dell’abate Fabrizio Adinolfi “A CIVITATE CAVÆ”, con rilievo e iscrizione in basso, purtroppo danneggiata ai lati.
- Il marmo sepolcrale di Andrea Pisapia, con la seguente iscrizione ancora leggibile: “ANDREAS PISAPIA A CIVITATE – CAVE PRO SE ET CATHERINA FAVALE – CONIVGE HEREDIBUS – SUCCESSORIBVS AMICISVE – SEPVLCRUM HOC DICAVIT – A. D. 1606”
Chiesa di Santa Maria degli Afflitti
Edificata nel 1612, fu successivamente ampliata da Pasquale Pisapia. Uno dei quattro altari fu eretto da Andrea Pisapia, parroco che proseguì poi la sua attività religiosa a Napoli.
Via Pasquale Pisapia
A testimonianza dell’importanza di questa famiglia cavese nella storia di Gesualdo, una strada del centro storico porta il nome di Pasquale Pisapia e si snoda tra il Palazzo Pisapia e la chiesa di San Nicola.
Un patrimonio da riscoprire
Queste tracce “metelliane” rappresentano un prezioso tassello della storia di Gesualdo e un’affascinante testimonianza dei legami che univano diverse comunità del Mezzogiorno in epoca moderna. Un patrimonio storico e culturale che merita di essere conosciuto e valorizzato, capace di arricchire l’esperienza di chi visita questo suggestivo borgo irpino sulle tracce di Carlo Gesualdo e delle illustri famiglie cavesi che contribuirono alla sua storia.