I Basiliani di Gallocanta: un tesoro perduto

16 Mar,2025 | La Religiosità

Nel panorama storico e culturale di Cava de’ Tirreni, pochi luoghi raccontano una storia tanto affascinante quanto dimenticata come il cenobio dei monaci basiliani di Gallocanta. Questo importante insediamento monastico, di cui oggi non resta alcuna traccia visibile, rappresenta un capitolo fondamentale nella storia religiosa e culturale del territorio campano.

Nella seconda metà del X secolo, un intero cenobio di monaci greci si formò lungo il viottolo Saragnano, che collegava il villaggio di Alessia a Salerno. La posizione scelta per questo insediamento monastico era particolarmente suggestiva: di fronte al mare e a monte del vallone Gallocanta, oggi conosciuto con il nome di “la Sgarrupa”.

Il monastero fu fondato da un monaco di nome Marino, con l’approvazione del vescovo di Salerno, Giovanni, che governò la diocesi tra il 975 e il 982. Questo dettaglio ci permette di collocare con precisione la fondazione del cenobio nell’ultimo quarto del X secolo, periodo di grande fermento culturale e religioso in tutta l’Italia meridionale.

Il cuore spirituale del complesso monastico era la chiesa dedicata a San Nicola, una figura molto venerata nella tradizione cristiana orientale. Questa scelta testimonia l’influenza della cultura bizantina che i monaci basiliani portarono con sé.

La chiesa non era solo un luogo di culto, ma anche un importante centro economico che possedeva vari terreni nella valle di Cava. La gestione di queste proprietà permetteva ai monaci di sostenere le loro attività spirituali e culturali, seguendo la regola di San Basilio che prevedeva una vita di preghiera e lavoro.

La menzione più antica di questa chiesa si trova in un documento del 1016, appena qualche decennio dopo la sua fondazione. Un successivo documento del 1065 ci informa che nella chiesa si officiava secondo il rito greco, confermando la continuità della tradizione bizantina anche dopo un secolo dalla fondazione.

Particolarmente significativo è un documento del 1110 che riporta l’elenco dei libri corali utilizzati dai monaci. Questo riferimento è prezioso perché ci parla della ricchezza culturale e liturgica del cenobio, evidenziando l’importanza che veniva data alla musica e alla preghiera cantata nella tradizione basiliana.

Altri documenti storici ci permettono di conoscere i patroni del monastero, tutti appartenenti all’aristocrazia del principato longobardo di Salerno. Questo legame con i potenti dell’epoca testimonia il prestigio di cui godeva il cenobio e il suo ruolo non solo religioso ma anche sociale e politico nella regione.

Il cenobio basiliano di Gallocanta rappresenta un tassello importante nella storia di Cava de’ Tirreni, testimoniando la presenza e l’influenza della cultura greco-bizantina in un’area tradizionalmente legata alla cultura longobarda e poi normanna.

Purtroppo, del cenobio e della chiesa di San Nicola non resta oggi alcuna traccia visibile. Le strutture sono andate completamente perdute nel corso dei secoli, probabilmente a causa dell’abbandono e delle trasformazioni urbanistiche del territorio.

Questa perdita è particolarmente dolorosa per la storia locale, poiché si tratta di uno dei primi insediamenti monastici della zona, precedente anche alla fondazione della celebre Abbazia benedettina della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni, avvenuta nel 1011 ad opera di Sant’Alferio.

I monaci basiliani, seguaci della regola di San Basilio Magno (330-379), furono protagonisti di un importante movimento monastico che dall’Oriente bizantino si diffuse nell’Italia meridionale, soprattutto in Calabria, Puglia e Sicilia, e in misura minore in Campania.

Questi monaci non si limitavano alla vita contemplativa, ma svolgevano anche un’importante opera culturale, preservando e copiando manoscritti sia religiosi che classici, contribuendo così alla trasmissione della cultura greca nell’Occidente latino.

Il cenobio di Gallocanta si inserisce quindi in un più ampio contesto di presenza basiliana nell’Italia meridionale, testimoniando l’influenza bizantina nella regione campana anche dopo la caduta dell’Esarcato di Ravenna (751) e durante il periodo di dominazione longobarda.

Sebbene fisicamente scomparso, il cenobio dei Basiliani di Gallocanta rimane una testimonianza importante della ricchezza storica e culturale di Cava de’ Tirreni. La sua storia ci ricorda come il territorio cavese sia stato nei secoli un crocevia di culture e influenze diverse, dall’oriente bizantino all’occidente latino, dai longobardi ai normanni.

Tratto da “Cava Sacra” di D.Attilio Della Porta

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