Il palazzo vescovile: storia di splendore e declino

16 Mar,2025 | La Religiosità

Il primo palazzo vescovile di Cava de’ Tirreni sorse nella zona denominata “Grotta”, posizionato strategicamente accanto al Duomo e nei pressi dell’hospitium cittadino. La struttura originaria comprendeva otto botteghe, con un piccolo appartamento destinato al vicario temporale, censite nel 1538.

Alle spalle dell’edificio si estendeva un rigoglioso orto (viridarium), del quale una parte fu ceduta al Monte Universale e dei Pegni, che vi edificò tre stanze. Un dettaglio curioso riguarda le botteghe situate sotto il palazzo, dove si vendeva la neve proveniente dalle neviere di monte S. Angelo. Proprio per questa particolare attività commerciale, ancora oggi quella strada è conosciuta da molti cavesi come “vicolo della neve”.

Nel 1616, o poco dopo, la congrega dei preti iniziò a costruire la propria sede lungo quello che oggi è via Balzico, ma l’opera rimase incompiuta e successivamente passò in possesso del vescovado. Purtroppo, l’intero fabbricato crollò a causa del devastante terremoto del 1732.

Già nel 1700, c’era stato il tentativo di costruire un palazzo decoroso e ben ordinato, con cortile regolare e porticato interno, dotato di quattro uscite: due di rappresentanza e due di servizio. Tuttavia, questo progetto non vide mai la luce.

Nel 1743 fu costruito il nuovo edificio con un’ottima sistemazione: un appartamento per il vescovo ed un’ala per gli ospiti e per la curia. Questo periodo rappresentò una fase di splendore per il palazzo, che però fu di breve durata.

Nel 1806, durante l’occupazione francese, il palazzo fu trasformato in ospedale militare, riducendolo in pietose condizioni. Fu solo nel 1820 che l’edificio tornò nelle mani della Chiesa, richiedendo ingenti spese per il restauro. Sulla facciata fu realizzata una piccola nicchia con l’immagine della Madonna, sotto la quale fu posta un’iscrizione in marmo a memoria della fondazione originaria.

Nel corso degli anni, il palazzo subì diverse modifiche: il tetto fu elevato e la soffitta trasformata in un secondo piano, dove fu trasferita la residenza vescovile e, successivamente, la curia. Nel corso del tempo, una parte del giardino fu ceduta a privati, che vi edificarono un caseggiato.

Un capitolo doloroso nella storia del palazzo si aprì nel settembre 1943, quando l’edificio fu gravemente danneggiato dagli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale. Nel dopoguerra, il vecchio palazzo vescovile fu ricostruito su progetto dell’ingegner Bottiglieri, il quale però apportò modifiche radicali e controverse.

Il secondo piano e il tetto furono aboliti, sostituiti da una grande terrazza con un cornicione monumentale. L’appartamento di rappresentanza fu trasformato in una serie di piccole camere collegate da un corridoio. La scalinata fu rifatta con grande lusso di materiali, in stridente contrasto con la meschinità degli spazi interni, mentre il passaggio pensile per la cattedrale venne realizzato con un disegno considerato poco felice.

Successivamente, nell’area dell’antico palazzo vescovile, è stato costruito un edificio in stile moderno, descritto dalle fonti storiche come “amorfo, sgraziato e brutto” , destinato ad ambienti commerciali e a civili abitazioni. La ristretta ala d’ingresso della sede episcopale è stata relegata in un angolo.

Della magnifica facciata del palazzo vescovile preesistente è stato conservato solo il bel portale in pietra lavorata ad incorniciare l’ingresso dell’episcopio, elemento che appare ormai completamente estraneo allo stile moderno della nuova costruzione.

Il risultato finale è in netto contrasto con l’architettura religiosa e civile di piazza Duomo, un tempo considerata la piazza più bella di Cava de’ Tirreni. Come riportato nelle fonti storiche: “Che errore! Che peccato!”


Questo articolo è stato redatto sulla base delle informazioni tratte dal volume “Cava Sacra”, capitolo VI, “Cenni sul Palazzo Vescovile di Cava de’ Tirreni”



error: Il Contenuto è protetto!!