Il tesoro di San Martino

28 Mar,2025 | L'Archeologia

Tutto ebbe inizio con Stefano Di Marco, un umile contadino del territorio di Cava dei Tirreni, che nel corso dei suoi lavori agricoli nell’estate del 1907 fece una scoperta straordinaria. Mentre arava i campi in contrada San Martino, il suo vangare portò alla luce un nucleo di monete antiche che avrebbe presto catturato l’attenzione degli studiosi e degli archeologi.

Prima che gli scavi ufficiali potessero essere organizzati, un colpo audace scosse il mondo archeologico locale. Alcuni reperti di inestimabile valore sparirono misteriosamente, facendo temere che pezzi unici della storia locale potessero finire sul mercato nero degli antichi manufatti.

Il Tribunale di Salerno avviò immediatamente le indagini. Dopo accurate ricerche, parte delle monete fu recuperata. Secondo le ricostruzioni dell’epoca, una porzione del tesoro finì nelle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, mentre alcuni pezzi vennero acquisiti da collezionisti privati della zona.

Lo scavo rivelò una collezione straordinaria che includeva:

  • Un gruppo di 75 monete antiche
  • Manufatti in bronzo di particolare pregio
  • Una fibula in bronzo, lunga alcuni centimetri, recante incisioni particolarmente interessanti

I ricercatori annotarono accuratamente ogni dettaglio. La fibula, in particolare, presentava una serie di incisioni che gli studiosi dell’epoca considerarono di estremo interesse per comprendere le tecniche artigianali locali.

Questi reperti non sono semplici oggetti, ma vere e proprie finestre sul passato. Ogni moneta, ogni frammento racconta frammenti di vita quotidiana delle comunità che hanno vissuto a Cava de’ Tirreni in epoche antiche.

Nonostante gli sforzi di recupero, non tutti i reperti rimasero nella loro terra d’origine. Alcuni finirono in collezioni private, altri nei musei nazionali, frammentando quella che avrebbe potuto essere una collezione unitaria.

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