La lapide di Pascasio

14 Mar,2025 | Le Curiosità

La lapide di Pascasio rappresenta uno dei documenti storici più significativi per comprendere le origini antiche di Vetranto e la sua importanza religiosa nel Medioevo. Oggi restaurata e conservata nell’atrio del Palazzo Vescovile di Cava, questo reperto consiste, “in un’ampia e lunga tavola di marmo bianco” che ha attraversato i secoli per raccontarci una storia affascinante.

L’iscrizione latina presente sulla lapide ci rivela preziose informazioni sull’abate Pascasio e sulla sua opera. Il testo, riportato integralmente nel documento, recita:

CONDITUS HOC TUMULO DOR IUSTITIAE CULTOR SUM HOSPITIBUS PATULUS QUO NULLIUS INPASTA ESURI SOLATOR VIDUAE OMNIS NU UTILIS ET FACTUS CUNCTIS QUI NONAGENARIÀM CLAU REDDITUR IN TERRAM MEM D P DIE XI KALENDARUM OCTB

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Questa iscrizione tombale ci presenta Pascasio come un abate dedito alla pietà e alla giustizia, che mantenne aperte le porte del monastero a chiunque avesse bisogno, offrendo conforto alle vedove e assistenza agli orfani. La lapide indica anche che morì all’età di novant’anni, l’undicesimo giorno prima delle calende di ottobre (21 settembre), nel tredicesimo anno dopo il consolato di Basilio.

Il testo che accompagna la lapide solleva interrogativi sull’identità precisa di Pascasio. Lo storico Andrea Carraturo, nella sua opera ” Ricerche storico -topografiche della Città e territorio della Cava” afferma che non è possibile stabilire con certezza se Pascasio fosse un seguace di San Benedetto o se appartenesse a uno degli ordini monastici antichi venuti dall’oriente. Questa incertezza aggiunge un ulteriore elemento di mistero alla figura dell’abate.

Un elemento particolarmente interessante emerge dalle considerazioni dell’autore riguardo alla collocazione originaria della lapide. Contrariamente all’ipotesi che possa essere stata trasferita da altro luogo, si ritiene che la chiesa sia stata coeva alla deposizione della lastra tombale. Inoltre, si suggerisce che alla chiesa fosse annesso un monastero, la cui esistenza sarebbe comprovata dalle piccole stanze che “fiancheggiano la chiesa da ponente”, che furono in seguito sede di un priorato alle dipendenze dell’Abbazia della SS. Trinità.

Lo storico giunge alla conclusione che la chiesa di Vetranto è “senza dubbio la chiesa più antica”, e che proprio “nel deposito dell’abate Pascasio esibisce il documento più autentico dell’alta sua vetustà”.

Un aspetto intrigante della storia della lapide riguarda la sua riscoperta avvenuta solo nel 1646. Come indicato nel testo, Carraturo ipotizza che la lapide fosse stata murata e nascosta per proteggerla dalle “razzie di predatori di reliquie”. Questa teoria offre una spiegazione plausibile per la tardiva scoperta di un reperto così antico e significativo.

Il documento ci informa che la chiesa di Santa Maria di Vetranto passò nel secolo XI sotto il dominio e la giurisdizione del monastero della SS. Trinità, diventando un priorato dipendente da esso. Questo passaggio storico testimonia l’evoluzione delle istituzioni religiose locali e i cambiamenti nelle strutture di potere ecclesiastico durante il Medioevo.

La lapide di Pascasio rappresenta non solo una testimonianza della vita e dell’opera dell’abate, ma costituisce anche un documento storico fondamentale per comprendere le origini e lo sviluppo di Vetranto e delle sue istituzioni religiose. La sua conservazione nel Palazzo Vescovile permette ancora oggi di ammirare questo prezioso reperto che attraverso i secoli continua a raccontarci la storia di un uomo di fede e della comunità che egli servì con dedizione.

Da Vetranto ela sua chiesa -Lucia Avigliano -Rotary Club Cava

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