Palazzo Buongiorno rappresenta uno dei simboli più significativi dell’identità storica e culturale di Cava de’ Tirreni, città che si distingue nel panorama architettonico dell’Italia meridionale per il suo caratteristico borgo porticato. La storia di questo edificio si intreccia profondamente con quella dell’autonomia e dell’orgoglio civico cavese.
Le origini e l’acquisizione
Nel 1562, l’Universitas di Cava de’ Tirreni vinse una causa contro Berardino Buongiorno, debitore dell’Università, acquisendo così l’edificio che avrebbe preso il suo nome. Dalle documentazioni conservate nell’Archivio Storico cittadino, risulta che dal 20 marzo 1581 si iniziarono a tenere riunioni “nelle case dell’Università che furono di Berardino Buongiorno”.
Gradualmente, tutte le funzioni amministrative del territorio vennero trasferite in questi locali, dando vita a quello che sarebbe stato anche chiamato “Palazzo del Reggimento”, in riferimento a coloro che reggevano le sorti della città.
L’evoluzione del Palazzo
Nel 1587, il palazzo ospitò il regio Capitano e, l’anno successivo, vista l’insufficienza degli spazi per i crescenti bisogni della città, ne fu deciso l’ampliamento sul lato sinistro con una delibera del 18 gennaio 1588.
Un importante arricchimento culturale avvenne nel 1696, quando fu realizzato nelle sale del Palazzo un teatro comunale che rimase attivo fino a dopo l’Unità d’Italia, quando venne sostituito dal nuovo teatro comunale inaugurato nel 1878 e successivamente intitolato a Giuseppe Verdi.
Centro della vita cittadina
Tra la fine del XVI secolo e durante il XVII, Palazzo Buongiorno divenne sempre più un punto nevralgico per la vita di Cava de’ Tirreni. Con la sua imponente struttura al centro del Borgo porticato, non era solo sede dell’amministrazione ma anche luogo di incontri culturali, ospitando persino, seppur brevemente, l’Accademia dei Ravveduti.
Gli storici settecenteschi descrivevano il palazzo con grande orgoglio. Agnello Polverino, nella sua “Descrizione istorica della città fedelissima della Cava” del 1716, lo definiva “lo magnifico Palaggio detto del Reggimento” con una “spaziosa sala” dove era allestito un “ben vistosissimo teatro per le commedie”.
Le testimonianze storiche
Nel 1784, il canonico Andrea Carraturo fornì un’altra ampia descrizione del palazzo, sede della Polizia civile, del Regio Governatore, di un Regio Giudice, oltre che del Sindaco e dei quattro eletti. Lo descrisse come edificio di “molta ampiezza e di nobile architettura”, con un’ala destra che ospitava il teatro pubblico e una grande stanza ornata con i ritratti di illustri cittadini e regnanti benevoli verso la città.
Carraturo menziona anche un “pubblico archivio copioso di scritture” e descrive la “stanza della ruota”, dove si riunivano il sindaco e gli eletti. Il palazzo aveva anche portieri “stipendiati dal pubblico e vestiti di uniforme blu con finimenti di velluto”.
Trasformazioni e utilizzo moderno
Nel corso dei secoli, il palazzo subì numerose trasformazioni per adattarsi alle mutate esigenze amministrative. Una pianta del 1825 conservata nell’archivio comunale illustra gli ambienti e le funzioni della Casa Comunale dell’epoca.
Significativi lavori di ristrutturazione furono completati nel 1842, con l’obiettivo di conferire al palazzo un aspetto più consono alla sua funzione. Dopo l’Unità d’Italia, l’architetto Lorenzo Gelanzè si occupò di importanti trasformazioni nel 1860.
La sede del municipio rimase a Palazzo Buongiorno fino al secondo dopoguerra, quando il teatro Verdi fu trasformato nell’attuale Palazzo di Città, in seguito a una delibera del 12 ottobre 1946. Tuttavia, Palazzo Buongiorno continuò a ospitare vari uffici comunali.
L’importanza di preservare il patrimonio
Questo edificio, in cui per secoli i cavesi hanno esercitato la gestione amministrativa della città, possiede un valore intrinseco e un forte significato simbolico per i cittadini. Rappresenta una memoria tangibile della storia cittadina e della sua peculiare tradizione di autonomia, che distingueva Cava de’ Tirreni dalla maggior parte delle città meridionali governate da feudatari.
Palazzo Buongiorno merita di essere preservato e mantenuto nel patrimonio comunale, come testimonianza viva dell’identità storica e culturale di Cava de’ Tirreni.