San Francesco: storia di una devozione

3 Giu,2025 | La Religiosità

La figura di San Francesco d’Assisi ha lasciato un’impronta indelebile nella storia di Cava de’ Tirreni, tanto profonda da aver contribuito a definire l’identità stessa della città. Il legame tra il santo di Assisi e Cava non è solo spirituale, ma si intreccia con le vicende politiche, sociali e artistiche che hanno caratterizzato la comunità cavese per oltre cinquecento anni.

L’arrivo dei francescani: una piccola rivoluzione

Nel 1501, i frati francescani dell’Osservanza arrivarono a Cava per fondare chiesa e convento. Non fu un arrivo casuale: erano stati i cittadini più eminenti della città a promuovere questa presenza, riconoscendo nei frati una spiritualità autentica che spesso mancava nelle gerarchie ecclesiastiche dell’epoca.

I francescani dell’Osservanza rappresentavano una vera riforma dell’ordine, che aveva rilanciato nel corso del Quattrocento l’esempio del santo fondatore. Si impegnavano con fervore nella predicazione e nell’assistenza ai poveri, conducevano una vita all’insegna della povertà ed erano presenti nella vita quotidiana delle comunità. Il loro arrivo fu “una piccola rivoluzione nella vita religiosa dei cavesi”, come testimonia la documentazione storica.

San Francesco: il cuore della vita cittadina

Quello che rende unica la storia del francescanesimo cavese è il ruolo centrale che la chiesa di San Francesco assunse nella vita politica e sociale della città. Non era solo un luogo di culto, ma il vero centro pulsante della comunità.

Nel convento si custodiva l’archivio dell’amministrazione municipale, e dal 1565 una cella fu appositamente adattata per conservare i documenti dell’«università degli uomini della Cava». Nella chiesa si tenevano le riunioni plenarie dell’università, chiamate “parlamenti”, che decidevano le sorti della città.

La scelta di San Francesco come sede delle istituzioni civiche non era casuale. In tutta Europa i conventi francescani erano particolarmente vicini alle famiglie eminenti e al governo municipale. Erano le amministrazioni locali che promuovevano le fondazioni francescane, procuravano terreni e finanziamenti, interessandosi della manutenione. I cittadini sentivano la chiesa come “cosa propria”, tanto che lo stemma della città figurava in numerosi punti dell’edificio.

Un santuario per le famiglie cavesi

San Francesco divenne rapidamente la chiesa preferita per le sepolture delle famiglie importanti di Cava. La documentazione storica rivela una vera “gara” per acquistare sepolcri, altari e cappelle nella chiesa, per donare denaro e beni, per pagare messe di suffragio per i defunti.

La cappella rappresentava la continuità e l’unità delle famiglie patrizie. Abbellirla, frequentarla per le celebrazioni liturgiche, pregare insieme per i propri defunti rafforzava il senso di appartenenza familiare e cittadino. Era un intreccio inscindibile tra dimensione della fede, economia e identità sociale che caratterizzava la società dell’epoca.

Il segno di una città in crescita

La fondazione del convento francescano fu anche il segno della crescita di Cava. Gli storici misurano l’importanza di una città medievale dalla presenza di conventi degli ordini mendicanti: più conventi ci sono, più la città è da considerarsi importante per popolazione, ricchezza economica e posizione strategica.

Nel corso del Seicento si aggiunsero a San Francesco numerose altre fondazioni francescane (a Marina di Vietri, nel Borgo, a Pregiato, all’Annunziata e a Dupino), conferendo alla città “un marcato carattere francescano” che rifletteva il suo calibro demografico ed economico. In poco più di un secolo Cava passò da circa 5.000 a quasi 16.000 abitanti.

Un patrimonio che attraversa i secoli

La chiesa di San Francesco, insieme alla cattedrale edificata pochi anni dopo (1517), definì per sempre l’assetto urbanistico di Cava. La strada che collegava le due chiese si riempì di palazzi magnificenti, coronando il progetto consapevole delle famiglie eminenti cavesi: trasformare Cava in una vera città.

Gravemente danneggiata dai terremoti nel corso dei secoli, fino a quello del 23 novembre 1980, la chiesa è stata sempre ricostruita, continuando a rappresentare l’identità materiale e simbolica della città. Il santuario di San Francesco e Sant’Antonio, come è oggi conosciuto, custodisce un patrimonio artistico e architettonico di straordinario valore, testimonianza di cinque secoli di devozione e di storia.

Una devozione che continua

Oggi il santuario di San Francesco continua ad essere un punto di riferimento per la comunità cavese. La figura del santo di Assisi, con il suo messaggio di pace, povertà e vicinanza agli ultimi, parla ancora al cuore dei cavesi come cinquecento anni fa.

La ricerca storica, basata su centinaia di documenti inediti conservati negli archivi locali, continua a svelare nuovi aspetti di questa straordinaria relazione tra San Francesco e Cava. Una relazione che non è solo storia del passato, ma continua a vivere nelle strade, nei palazzi, nelle chiese e nell’identità stessa di una città che nel santo di Assisi ha trovato uno dei suoi pilastri fondamentali.

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