Giambattista Castaldo: il condottiero dell’era di Carlo V

19 Ott,2025 | I Personaggi

Le origini contese

Una delle più affascinanti controversie storiche della Campania riguarda il luogo di nascita di uno dei più grandi condottieri del XVI secolo: Giambattista Castaldo, marchese di Cassano. Per anni, il territorio cavese e Nocera dei Pagani hanno conteso i natali di questo straordinario uomo d’arme, trasformando la sua origine in una vera battaglia fra storici.

La famiglia Castaldo era documentata nel territorio cavese fin dall’alto medioevo e secondo alcuni studiosi discendeva da un nobile casato longobardo. Nel XV secolo, diversi nuclei familiari erano già insediati fra Cava Corpo e i suoi casali, da cui derivò Andreotto, capostipite del nucleo che si radicò nel villaggio di Cesinola.

Il canonico cavese Gennaro Senatore sosteneva che Castaldo fosse nato a Cesinola, ma la ricerca storica più rigorosa, soprattutto quella di Michele De’ Santi, confermò infine che nacque intorno al 1493 presso il borgo nocerino di San Pietro. Eppure, Cesinola rimane indissolubilmente legata alla memoria di questo illustre personaggio, e la contesa stessa testimonia quanto fosse significativa la sua figura per il territorio.

Un soldato straordinario al servizio dell’Imperatore

Castaldo si guadagnò sul campo, attraverso coraggio e ingegno tattico, una fama che lo portò a diventare uno dei più stimati condottieri di Carlo V d’Asburgo. La sua ascesa rappresenta perfettamente la mobilità sociale che il XVI secolo poteva offrire a chi eccelleva nell’arte della guerra.

Partecipò a campagne decisive in Italia e in tutta Europa: dall’Austria all’Ungheria, dal Lussemburgo alla Francia, dalla Germania all’Olanda. Nel 1527 fu governatore di Velletri e partecipò al celebre Sacco di Roma, durante il quale secondo la tradizione trasportò a Nocera il capolavoro di Raffaello, la “Madonna del Duca d’Alba”. Nel 1532 rappresentò l’Università di Cava come ambasciatore presso l’Imperatore a Bologna.

La sua carriera conobbe un crescendo continuo: nel 1545 fu investito Conte di Piadena da Carlo V, nel 1546 divenne Maestro di campo generale, nel 1551 combatté in Transilvania contro i Turchi, nel 1556 partecipò al governo di Milano e nel 1563 raggiunse il grado di Capitano generale.

L’episodio controverso

Uno degli aspetti più discussi della vita di Castaldo riguarda il 1551, quando per ordine dell’imperatore Ferdinando I fece assassinare il cardinale ungherese Giorgio Martinuzzi, vescovo di Esztergom e governante della Transilvania. Questo atto brutale sollevò proteste anche dalla chiesa, ma papa Giulio III nel 1555 giustificò ufficialmente tutti coloro che vi avevano partecipato.

I titoli e la pietà religiosa

Per le sue imprese militari, Castaldo ricevette numerosi onori: divenne primo Marchese di Cassano, Signore di Binasco e di molti altri territori che lasciò nel testamento al figlio Ferdinando e alla moglie Mattea Stampa, figlia di un patrizio milanese.

Una delle pagine più toccanti della sua vita riguarda il convento di Nocera. Nel 1530 trasformò completamente una piccola cappella in un grande monastero, gesto legato a un voto fatto alla Vergine. Secondo la tradizione, il condottiero fu inseguito da briganti e trovò rifugio in una grotta mariana. Promise che se si fosse salvato, avrebbe restaurato la cappella dedicandola agli Olivetani. Mantenne la promessa, e il Monastero di Santa Maria del Monte divenne un importante centro spirituale della zona, testimonianza della sua pietà oltre che della sua potenza.

Un uomo di cultura

Castaldo non fu soltanto un soldato: fu anche un raffinato uomo di cultura. Commissionò al noto scrittore militare Ascanio Centorio Degli Ortensi il trattato “Discorsi di guerra” (1558-1562), un’opera fondamentale per la storia della strategia rinascimentale.

La sua fama era tale che i più grandi artisti vollero immortalarlo: Tiziano ne dipinse il ritratto, come fece anche il fiammingo Antonio Moro, il cui quadro è conservato al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. Lo scultore Leone Leoni realizzò un celebre busto marmoreo che cattura l’immagine di un guerriero dall’intelligenza acuta e dal carisma naturale.

L’eredità che rimane

Castaldo morì a Milano il 6 gennaio 1563 e fu inizialmente sepolto nella chiesa milanese di San Vittore, nella cappella di San Gregorio. Tuttavia, le sue spoglie non rimase a lungo nel nord: furono successivamente trasferite al Monastero olivetano di Santa Maria del Monte a Nocera, presso l’istituzione religiosa che lui stesso aveva fondato. Nel corso dei secoli, il monumento funerario fu nuovamente spostato insieme all’intero convento, e oggi si trova presso il convento di San Bartolomeo a Monteoliveto di Nocera Inferiore, dove continua a riposare il grande condottiero.

Più di 450 anni dopo la sua morte, Castaldo rimane uno dei personaggi più affascinanti della storia campana: una figura che incarna perfettamente il Rinascimento nella sua complessità, fra potere militare, strategia politica, arte e fede religiosa.

La disputa fra Nocera e Cesinola sul suo luogo di nascita continua a testimoniare quanto fosse significativa la sua memoria per il territorio. Cesinola, in particolare, custodisce con orgoglio il ricordo di questo straordinario figlio, legato indissolubilmente alla storia della Costiera.

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