In un periodo dove le cronache si riempiono di bollettini di guerra, dove l’Ucraina soffre, la Palestina urla il suo dolore, e il conflitto sembra divenire la norma dello stare al mondo, le parole di Paul Verlaine acquistano una forza quasi profetica: “La morale migliore in questo mondo dove i più pazzi sono i più savi di tutti, è ancora di dimenticare l’ora”.
Non è retorica da salotto letterario. È disperato grido di libertà.
Verlaine scriveva in un’epoca di crisi, ma non poteva prevedere il nostro presente. Eppure il suo pensiero malinconicamente anarchico continua a parlarci. In un mondo dove i “più pazzi”—gli spiriti liberi, i creativi, coloro che rifiutano la logica del profitto e della guerra—vengono soffocati dal rumore dei carrarmati, dei droni e e dai decreti di guerra, l’invito a “dimenticare l’ora” suona come un atto di resistenza.
Ma resistenza a cosa? Non alla realtà. Alla sua normalizzazione. Al fatto che abbiamo imparato a scrollarci di dosso le notizie dal fronte mentre fingiamo di vivere. Al fatto che le guerre, con i loro “cumuli di morti” come ha detto Papa Francesco, siano diventate sfondi al nostro scorrimento social.
Tra le rovine del Colosseo, simbolo di antiche violenze e massacri dimenticati, Papa Leone XIV ha pronunciato parole che dovrebbero risuonare come un campanello d’allarme globale: “Solo la pace è santa. Basta guerre con i loro cumuli di morti, basta!” Non è diplomazia misurata. È un urlo.
E continua con una verità che dovrebbe bruciare nelle nostre coscienze: “Chi non prega abusa della religione, persino per uccidere”. Le religioni del mondo, tutte, stanno tradendo il loro stesso fondamento mentre vengono trascinate nei conflitti. Il Papa lo sa, e lo dice chiaramente: “Guai a chi cerca di trascinare Dio nel prendere parte alle guerre. Dio chiederà conto a chi non ha cercato la pace o ha fomentato conflitti”. C’è una condanna esplicita qui. Non verso chi combatte per sopravvivenza, ma verso chi trasforma il sacro in arma, verso gli architetti della guerra che nascondono i loro interessi dietro bandiere e credi.
Ma torniamo a Verlaine. “Dimenticare l’ora” non significa chiudere gli occhi davanti a massacri e sofferenza. Significa qualcosa di più radicale: significa rifiutare la tirannia del tempo organizzato, del tempo della guerra, del tempo dei talk show che scandiscono i minuti del conflitto come un reality.
Significa recuperare il tempo dell’emozione pura, della poesia, dell’ascolto. Significa tornare a quella saggezza che i “folli” possiedono: la capacità di vedere oltre il dato immediato, di immaginare un mondo diverso.
In Ucraina, persone comuni resistono non solo con le armi, ma con la musica, con l’arte, con il rifiuto di perdere la propria umanità. In Palestina, giovani creano murales e canzoni mentre il loro mondo crolla. Sono i “pazzi” di cui parlava Verlaine. Sono coloro che non si lasciano divorare dal tempo della guerra.
Qual è allora la morale contemporanea? Non è nelle conferenze internazionali. Non è nelle promesse dei governi. È lì, dove Verlaine la indicava: nel rifiuto consapevole di adeguarsi a un mondo capovolto. Nel mantenimento della propria interiorità, della propria umanità, della propria capacità di amare e creare nonostante tutto.
È anche nel prendere sul serio le parole del Papa: riconoscere che ogni guerra è un’offesa al sacro, che la ricerca di pace non è compromesso ma imperativo morale assoluto.
Nel nostro ruolo abbiamo il dovere di “dimenticare l’ora” nel senso di rifiutare l’abitudine alla guerra, di non normalizzarla, di raccontarla non come dato inevitabile ma come fallimento collettivo della nostra civiltà.
Forse non esiste una vera conclusione quando si parla di guerra e di pace. Ma c’è una scelta quotidiana: quella di restare umani, di mantenere la fedeltà all’emozione pura, alla bellezza, alla ricerca di pace in mezzo al rumore.
Come diceva Verlaine, i veri sapienti sono i “pazzi” che osano dimenticare l’ora imposta, che rifiutano il ritmo della storia ufficiale.
In un mondo dove Ucraina piange, Palestina urla, e Papa Leone XIV invoca il giudizio di Dio contro chi fomente guerre, forse è giunto il momento di diventare tutti pazzi, nel senso più nobile della parola.
Forse è il momento di dimenticare l’ora e ricordarci che la pace non è una virtù opzionale, ma l’unica morale che conti veramente.
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