Quando i nobili d’Europa scoprivano la valle metelliana
Immaginate di essere un giovane aristocratico inglese, francese o tedesco tra il 1700 e il 1800. Il vostro viaggio verso il Sud Italia non sarebbe completo senza una sosta a Cava ,cittadina incastonata nella valle che da Napoli conduceva verso Salerno e la magnifica Paestum. Non si trattava di una semplice fermata, ma di una vera e propria scoperta che lasciava il segno nei diari e nei cuori dei viaggiatori del Grand Tour.
Cava: la porta del sud incantato
Cava de’ Tirreni rappresentava molto più di una semplice tappa: era il luogo dove i viaggiatori del Grand Tour vivevano la loro prima vera immersione nel fascino del Mezzogiorno d’Italia. Situata strategicamente lungo la strada che da Napoli portava a Paestum, Cava offriva ai nobili europei un’esperienza unica, dove la natura spettacolare si fondeva con una storia millenaria.
La cittadina, con la sua celebre Abbazia della Santissima Trinità scavata nella roccia, appariva agli occhi dei viaggiatori come un gioiello incastonato tra le montagne. I suoi portici di rimembranza bolognese e la vallata di ricordo svizzero – come li descrisse Lady Percy Bysshe Shelley – creavano un’atmosfera magica che non poteva lasciare indifferenti.
Goethe e la scoperta della valle metelliana
Il più famoso racconto di un passaggio per Cava lo dobbiamo al grande Johann Wolfgang Goethe. Nel suo celebre “Viaggio in Italia”, il poeta tedesco descrive con meraviglia il momento in cui, insieme all’amico pittore Kniep, attraversa la valle cavese.
“Giungemmo quindi a una gola alpestre, che abbiamo attraversato di volo, trottando sopra una via molto ben battuta, al piede dei più pittoreschi gruppi di boschi e di rocce”, scrive Goethe. Il paesaggio era così suggestivo che Kniep non riuscì a resistere dal disegnare immediatamente “il contorno netto e caratteristico d’una montagna stupenda, che spiccava mirabilmente nel cielo”.
Questo episodio dimostra come Cava non fosse solo una tappa di passaggio, ma un luogo che ispirava artisti e letterati, spingendoli a fermarsi per catturare la bellezza del paesaggio.
L’Abbazia della Trinità: un gioiello nel cuore della montagna
Il vero tesoro che Cava offriva ai viaggiatori del Grand Tour era la sua straordinaria Abbazia della Santissima Trinità. Questo complesso monastico, scavato direttamente nella roccia della montagna, rappresentava per i visitatori europei un esempio unico di architettura medievale perfettamente conservata.
L’abbazia non era solo un monumento da ammirare, ma un luogo vivo dove i monaci continuavano le loro attività millenarie. I viaggiatori rimanevano affascinati dalla biblioteca ricchissima di manoscritti antichi e dalla bellezza dei chiostri immersi nel verde.
I pittori stranieri e il paesaggio cavese
Cava de’ Tirreni divenne presto soggetto prediletto dei pittori che accompagnavano o seguivano i percorsi del Grand Tour. Jacob Philipp Hackert, uno dei più celebri paesaggisti del XVIII secolo, immortalò la città in una veduta del 1792 che oggi si conserva nel Palazzo Reale di Caserta.
Anche J.W. Huber nel 1817 dipinse scene urbane di Cava, catturando l’atmosfera unica dei suoi portici e delle sue piazze. Questi artisti contribuirono a diffondere in tutta Europa l’immagine di Cava come “località amena”, come la definì Goethe.
Il percorso classico del Grand Tour che toccava Cava
Il viaggio classico dei nobili europei seguiva un itinerario ben preciso:
- Napoli: punto di partenza verso il Sud, con le sue meraviglie archeologiche
- Cava de’ Tirreni: la magica sosta nella valle, con l’abbazia e i paesaggi mozzafiato
- Salerno: l’antica città marinara
- Paestum: i templi greci che rappresentavano il culmine del viaggio culturale
- Costiera Amalfitana: il ritorno attraverso panorami indimenticabili
Cava rappresentava il momento perfetto per riposarsi, riflettere e prepararsi spiritualmente alla visita dei templi di Paestum.
Le testimonianze letterarie su Cava
Lady Shelley e la Magia della Valle
Lady Percy Bysshe Shelley, moglie del celebre poeta, fu una delle viaggiatrici più acute del suo tempo. Nel febbraio 1818, di ritorno da Paestum, descrisse in una lettera il passaggio attraverso la valle di Cava con parole poetiche indimenticabili:
“Un’esplosione di sole calante lo accendeva. La strada portava a Salerno seguendo l’orlo del precipizio. Nulla avrebbe potuto superare la maestosità di quella scena. Montagne immerse con vallate assai tortuose erano ricoperte dalla rara e divina vegetazione favorita da quel particolare clima.”
Henry James e l’emozione del paesaggio
Anche Henry James, il grande scrittore americano, rimase colpito dal paesaggio della zona. Nel suo racconto “Compagni di viaggio” del 1870, primo frutto letterario del suo soggiorno italiano, descrive l’emozione provata davanti alla “grandiosa, silenziosa distesa” del paesaggio meridionale che si apriva davanti ai suoi occhi.
L’arte napoletana e il paesaggio di Cava
Nel corso dell’Ottocento, Cava divenne anche soggetto prediletto degli artisti della Scuola di Posillipo, il movimento pittorico napoletano che rivoluzionò la rappresentazione del paesaggio meridionale. Pittori come Giacinto Gigante immortalarono angoli suggestivi della valle con la tecnica dell’en plein air, dipingendo direttamente dal vero.
Anche Gabriele Smargiassi dipinse le famose “Grotte di Bonea a Cava”, opera conservata presso la Pinacoteca dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Questi artisti contribuirono a diffondere l’immagine di Cava come luogo di bellezza e ispirazione artistica.
L’eredità del Grand Tour
Il passaggio dei viaggiatori del Grand Tour ha lasciato a Cava un’eredità culturale straordinaria:
- Tradizione dell’ospitalità: Cava ha sviluppato una secolare tradizione nell’accogliere viaggiatori e pellegrini
- Patrimonio artistico: Le opere d’arte ispirate al paesaggio cavese si trovano oggi nei musei di tutta Europa
- Valorizzazione del territorio: Il Grand Tour ha contribuito a far conoscere le bellezze naturali della valle
- Identità culturale: L’attenzione dei grandi viaggiatori ha rafforzato la consapevolezza del valore storico e artistico della città
Cava oggi: l’ eredità continua
Oggi, passeggiando per il centro storico di Cava de’ Tirreni, si possono ancora percepire gli echi di quel tempo lontano. I portici medievali che tanto colpirono Lady Shelley continuano ad accogliere visitatori da tutto il mondo. L’Abbazia della Santissima Trinità rimane un luogo di spiritualità e cultura, meta di pellegrinaggi e visite guidate.
La valle che conquistò Goethe e i suoi contemporanei continua ad affascinare con i suoi paesaggi, dove “sole, boschi e colline, mare e montagna si fondono in un unico insieme”, come scrisse la poetessa inglese.
Il Grand Tour non è più riservato ai giovani aristocratici, ma Cava de’ Tirreni mantiene intatto il suo fascino per chiunque voglia scoprire uno dei luoghi più suggestivi del Mezzogiorno d’Italia, dove storia, arte e natura si incontrano in un abbraccio perfetto.