La Carta di Fondazione dell’Abbazia: Mille anni di storia

30 Mar,2025 | Cava Ieri

Le origini della Badia di Cava: 1025-2025

Nel cuore dell’Abbazia Benedettina della SS. Trinità di Cava de’ Tirreni si conserva la pergamena originale della carta di fondazione della Badia, risalente al 1025. Questo documento segna l’inizio del patrimonio monastico cavense, sancendo la donazione della valle Metelliana ad Alferio da parte del principe Guaimario III e di suo figlio Guaimario IV.

Le pergamene fondamentali e il loro valore storico
  • Marzo 1025 (AC, A 19) – La carta di fondazione è un documento chiave che attesta la nascita ufficiale della Badia. Redatta su pergamena con scrittura beneventana, essa garantisce al monastero l’immunità dalla giurisdizione pubblica, la facoltà per l’abate di designare il proprio successore e l’esenzione fiscale. Questo atto, analizzato da archivisti e storici del diritto medievale, rappresenta una rara testimonianza della politica di autonomia concessa ai monasteri nell’XI secolo.
  • Luglio 1035 (AC, A 21) – Guaimario IV di Salerno amplia i beni dell’abbazia con nuove concessioni a est della città, confermando il dominium e la defensio principesca sul monastero e le sue pertinenze. Questa pergamena, caratterizzata da una calligrafia accurata e un sigillo in cera, testimonia il rapporto privilegiato tra l’Abbazia e il potere principesco, garantendole protezione e sicurezza economica.
  • Settembre 1089 (AC, C 21) – Papa Urbano II, con un documento solenne, esenta l’abbazia dall’ordinario diocesano e la pone sotto la diretta tutela della Santa Sede. Questo documento, uno dei più studiati dagli storici della Chiesa, rivela il crescente potere del monastero, che diviene un centro religioso di riferimento nel Mezzogiorno. Il testo è corredato da una minuziosa elaborazione sigillografica, che lo rende particolarmente interessante per i paleografi.
  • Diploma di Ruggero II (AC, F 49) – Il diploma, sigillato in oro e conservato in condizioni eccezionali, testimonia la donazione della chiesa di S. Michele Arcangelo a Petralia, in Sicilia. Questo documento normanno, analizzato da specialisti della diplomatica medievale, dimostra l’espansione dell’influenza cavense oltre i confini della Campania, arrivando fino in Sicilia, e il ruolo della Badia come punto di connessione tra le diverse culture religiose dell’epoca.
  • Maggio 1149 (AC, H 7) – Papa Eugenio III, con un documento dettagliato, conferma l’esenzione dell’abbazia dall’ordinario diocesano e dall’ingerenza dei poteri laici. Il manoscritto, che elenca le numerose dipendenze monastiche della Badia sparse tra Lazio, Campania, Calabria e Sicilia, rappresenta una fonte primaria per lo studio della rete monastica cavense e della sua organizzazione economica.
  • Bolla di Alessandro III (AC, H 50) – Questo documento, considerato una pietra miliare per la storia dell’abbazia, conferma tutti i privilegi precedentemente concessi e sancisce definitivamente la protezione della Sede Apostolica. L’accuratezza della scrittura, la presenza di un imponente sigillo papale e le formule solenni contenute nel testo ne fanno un oggetto di studio imprescindibile per chi si occupa di storia del diritto canonico.
Un patrimonio storico e culturale

Le pergamene custodite nella Biblioteca dell’Abbazia non sono solo documenti amministrativi, ma veri e propri testimoni della storia medievale. Storici, archivisti e paleografi ne analizzano il contenuto, i materiali e le tecniche di scrittura, offrendo nuove chiavi di lettura sull’evoluzione politica, sociale e religiosa del territorio cavense. Nel millenario della sua fondazione, la Carta del 1025 resta un simbolo del valore della conoscenza e della memoria storica, confermando il ruolo della Badia come custode di un’eredità culturale senza tempo.

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