L’acquedotto pensile di Vietri sul Mare, descritto con dovizia di particolari dallo storico Carraturo nel tomo II delle sue Ricerche storiche-topografiche della città e del territorio della Cava, ,rappresenta un’importante testimonianza dell’ingegneria idraulica medievale campana. Quest’opera, situata nel vallone tra il Casale della Molina e quello di Vietri, costituisce un esempio notevole di architettura funzionale che ha garantito per secoli l’approvvigionamento idrico della zona.
Secondo la descrizione del Carraturo, l’acquedotto, sebbene inferiore per disegno e struttura a quello romano più antico (all’epoca già semidiruto), presenta caratteristiche architettoniche degne di nota:
- Poggia su 28 piedistalli
- Comprende 29 archi maggiori
- È dotato di 12 archi minori nella parte superiore
- Convoglia l’acqua dalla sorgente del Monte delle Traverse fino a Vietri
- Collega il versante del Monte delle Traverse con quello opposto del monte S. Liberatore
- Si collega con il lato destro della Regia Strada
Questa imponente struttura, posta in un luogo aperto e ben visibile, attirava l’attenzione di chiunque percorra la strada regia, nonostante non presenti particolari pregi artistici.

La costruzione dell’acquedotto risale al primo periodo del 1300, come indicato dal Carraturo. L’origine di quest’opera fu determinata dalla necessità di condurre l’acqua delle Traverse a Vietri. I documenti storici rivelano che:
- Nel 1320 l’Abate del Monastero locale, Don Filippo, concesse l’uso dell’acqua al pubblico di Vietri e al nobile Riccardo Scattaretica di Salerno
- La costruzione ebbe luogo probabilmente tra il 1320 e il 1335
- L’Abate Maynerio confermò la concessione dell’acqua con ulteriori documenti nel 1347
Questi dati suggeriscono che l’acquedotto doveva essere già completato prima del 1347, poiché in quella data veniva già confermato il possesso dell’acqua a Vietri.
Particolarmente interessante è la controversia riguardante un presunto costruttore dell’acquedotto, Pietro Barliario (comunemente chiamato Bajalardo). Il Carraturo smentisce categoricamente la credenza popolare secondo cui questo professore di magia di Salerno avrebbe costruito il ponte, talvolta chiamato “Ponte di Pietro Bajalardo”, attraverso arti diaboliche, da cuila denominazione Ponte del diavolo.
Il Carraturo definisce questa storia una “frottola insulsa e ridicola” basandosi su una semplice incompatibilità cronologica: Pietro morì nel 1149, mentre la concessione dell’acqua avvenne nel 1320, ben 171 anni dopo la sua morte. Sarebbe stato quindi impossibile per questo presunto mago essere il costruttore dell’acquedotto.
Lo storico ipotizza invece che i veri costruttori fossero i beneficiari della concessione: lo Scattaretica e il pubblico di Vietri, che avrebbero finanziato l’opera per i propri usi.
L’acquedotto di Vietri rappresenta un importante esempio di opera pubblica medievale che, pur non raggiungendo la grandiosità delle costruzioni romane, ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo economico e sociale dell’area. La sua descrizione da parte del Carraturo ci offre non solo dettagli tecnici sull’opera ma anche uno spaccato della storia locale, incluse le credenze popolari e le figure leggendarie come Pietro Barliario, che ancora oggi popolano il folklore campano.
La struttura, che connetteva fisicamente diverse aree geografiche, simboleggia anche l’importanza delle vie d’acqua come elemento unificante del territorio e come fondamento dello sviluppo delle comunità locali nel periodo medievale.
E’ del 1954, dopo sei secoli, la distruzione di gran parte dell’acquedotto per effetto della disastrosa alluvione del 25-26 ottobre di quell’anno. Il ponte ha subito ulteriori danni il 5 febbraio 2023.