Tra le verdi vallate e le montagne che circondano Cava de’ Tirreni, si cela un’antica tradizione che rischia di scomparire: l’uso delle erbe medicinali e delle pratiche curative popolari. Una ricerca etnobotanica ha evidenziato come, nonostante la crescente diffusione della medicina moderna, nella nostra area permangano ancora conoscenze tradizionali legate all’uso delle piante per la cura di diversi disturbi.
Nell’area di Cava de’ Tirreni, alcuni guaritori continuano a essere rispettati e considerati custodi di un sapere antico. Essi tramandano pratiche e conoscenze che, secondo la tradizione, sono state utilizzate con successo laddove la medicina ufficiale ha fallito. La loro saggezza si basa su un rapporto diretto con la natura, osservando e sperimentando le proprietà delle piante nel corso del tempo.
Le piante medicinali non vengono raccolte a caso: esistono momenti precisi dell’anno in cui si ritiene che esse abbiano il massimo potere terapeutico. Il giorno di San Giovanni (24 giugno) e la vigilia dell’Assunta (14 agosto) sono due momenti chiave per la raccolta delle erbe, in particolare delle cosiddette Erve Ra’ Maronna (Erbe di Santa Maria). Secondo la credenza popolare, la loro efficacia è maggiore se raccolte durante la fase calante della luna, periodo noto localmente come ‘a mancanza.
Le piante raccolte vengono pulite, tagliate in piccoli pezzi e lasciate essiccare all’ombra, pronte per essere utilizzate in infusi, decotti e preparazioni medicinali tradizionali.
Storicamente, sono state soprattutto le donne a custodire e tramandare il sapere sulle proprietà delle piante. Questo perché erano loro a occuparsi degli orti e della coltivazione dei cereali, mentre gli uomini erano più impegnati in attività pastorali. Grazie a questa trasmissione orale, molte famiglie di Cava de’ Tirreni hanno mantenuto vive ricette e rimedi antichi, che rischiano oggi di essere dimenticati.
La ricerca ha documentato ben 119 specie di piante medicinali utilizzate nella zona, molte delle quali ancora oggi impiegate per curare piccoli disturbi quotidiani. Tuttavia, l’uso di questi rimedi naturali sta progressivamente diminuendo e la conoscenza si sta perdendo, rimanendo patrimonio quasi esclusivo delle generazioni più anziane.
Il confronto con la letteratura etnobotanica di altre regioni italiane dimostra che l’uso delle piante medicinali a Cava presenta molte similitudini con il resto del sud Italia, ma anche alcune peculiarità uniche della nostra zona. Questo rappresenta un patrimonio culturale di grande valore che merita di essere preservato e tramandato.
Le erbe di Cava de’ Tirreni raccontano una storia di connessione profonda tra uomo e natura, di esperienze tramandate di generazione in generazione. Proteggere questo sapere significa salvaguardare non solo una tradizione locale, ma anche un’alternativa naturale e sostenibile alla medicina moderna. Sarebbe auspicabile che le nuove generazioni si riavvicinassero a questa ricchezza culturale, magari attraverso iniziative di valorizzazione e studio, affinché il legame con la terra e le sue risorse non venga spezzato.
tratto da Ricerca etnobotanica nell’area di Cava de ‘Tirreni, Italia meridionale, 2019, M. Mautone , L. De Martino , V. De Feo