Le tradizioni

Lo spirito della Festa di Monte Castello

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Come dice Valerio Canonico nelle sue Noterelle Cavesi (1967) lo spirito della Festa di Monte Castello nasce dalla necessità di cittadini di ogni età, nobili, borghesi, popolani “  di rendere grazie al Signore per lo scampato pericolo; e affrontavano la fatica di un pellegrinaggio che aveva per meta il Castello”.

L'identità della ceramica cavese

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Cava de’ Tirreni è una suggestiva cittadina di origini molto antiche: il territorio potrebbe essersi configurato nel IV sec. a.C. con una serie di insediamenti sparsi, secondo un modello di tipo paganico-vicano - come cita lo storico latino Tacito. Molti sono invece i rinvenimenti di epoca romana, tra cui l’acquedotto risalente al I-II secolo d.C., che convogliava le sue acque alla vicina Nuceria.

Lo "struscio"

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Ogni cavese lo conosce... è lo "struscio",quel girovagare con gli amici  (quando si è liberi dal lavoro) o i familiari (per lo shopping) sotto gli antichi portici medievali, tra l'inizio del vicolo di Via Andrea Sorrentino e Piazza San Francesco.

I Canti popolari cavesi

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Di seguito vengono proposti alcuni canti popolari raccolti  nel libro Mmésca cavajola pubblicato nel 1996 dell'amico Carmine Santoriello , che ringrazio per la gentile collaborazione.

Eccone alcuni passi:

"Presso Scafati, in provincia di Salerno, è venerata la "Madonna dei Bagni". Ogni anno in occasione della festa, affluiscono al Santuario fedeli provenienti da tutta la regione. I bagni sono dei grossi pozzi d'acqua ritenuti miracolosi per chi vi si immerge.

La ceramica cavese

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Nel 1472 Oliviero Carmelengo, di Cava, vendeva a Benedetto e Cipriano Cafaro ben mille vasi per olio. In un documento concernente la vendita dei mille langenas actas ad tenendum oleum, bene coctas stasionatas ed actas ad recipiendum viene testimoniata a questa data l’esistenza di attività di ceramiche nella zona. L’attività è certamente più antica, in quanto Cava e tutto il vicino territorio in prossimità di Salerno, in età medievale, era abbondante d’argilla e se ne produceva manufatti, accanto al legname ed ai prodotti tessili ed inoltre era anticamente considerato arredo contadino,vedi ad esempio i cantàri  (cantàro = vaso). La presenza dei porti  di Salerno e di Marcina (Vietri sul Mare) rendeva comodo il trasporto dei prodotti. Di questo periodo storico resta però solo un catino, custodito presso l’Abbazia di Cava. Un ruolo importante infatti nello sviluppo della produzione fu certamente svolto dall' Abbazia della SS. Trinità di Cava dei Tirreni, che aveva ricevuto in donazione il porto di Vietri dal duca Ruggiero e che, fondata nel 1020, influenzerà la produzione sia in termini quantitativi che per quanto riguarda gli stili della decorazione.Il territorio di Vietri era considerato, rispetto alla città di Cava dei Tirreni, la zona industriale dove costruire gli impianti per la produzione di quegli oggetti che potevano servire all'Abbazia e che dalle industrie napoletane erano giunti sino a Cava ( in questo caso soprattutto piastrelle).

Nel Rinascimento sono numerosi i riferimenti alle maioliche cavesi e alle "fornaci de la Cava", come testimoniato anche con l'istituzione nel XVI sec. del Catasto Onciario dei Ceramisti di Cava.Con l'800 aumenta la richiesta di pavimenti in ceramica, detsinate alle case e alle chiese locali.

Oggi l’arte della ceramica è stata reinterpretata, recuperando la tradizione ceramica napoletana e  riscoprendo la manualità degli antichi maestri maiolicai con la ricerca di nuove miscele per ottenere colori che riproducono coloratissimi effetti cromatici.  Notevole è l’oggettistica, ma Cava è famosa soprattutto per la produzione di rivestimenti e pavimentazioni ( anticamente chiamate riggiole con la sua dimensione  di formato cm. 20 x cm. 20 ), che da Cava sono esportati in tutto il mondo.


 

 

 

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